Arriva Natale e ci si prepara ad acquistare dolci da regalare alle persone che ci stanno intorno. Oltre agli Acciuleddhi, a Cucciuleddhi e Papassini, con l’iniziale doverosamente maiuscola, oltre al Panettone di Pula e alle tante dolcezze offerte dalla tradizione sarda, io regalerò certamente un pandoro della Melegatti. Per chi non ne fosse informato, l’azienda veneta Melegatti è la produttrice del pandoro originale, perché il brevetto di questo panettone venne depositato dal fondatore Domenico Melegatti nel 1894. Questo quadretto zuccheroso non corrisponde però alla situazione finanziaria dell’azienda, gravata da una crisi pesantissima che ad ottobre l’ha portata sull’orlo della chiusura con inevitabile licenziamento dei 75 dipendenti a tempo pieno, cui si aggiungono i 250 stagionali assunti nel periodo natalizio. Invece il peggio è stato scongiurato, principalmente per la mobilitazione dei dipendenti. La loro opera di sensibilizzazione ha indotto un fondo maltese ad investire nella Melegatti, un intervento che ha messo una pezza alle esposizioni dell’azienda. Poi i dipendenti hanno lanciato sui social l’hashtag #noisiamomelegatti per chiedere ai consumatori di compiere un piccolo sforzo per acquistare i pandori e dare il loro contributo a salvare il marchio. Io sarò tra quelli che un pandoro Melegatti lo acquisterà. Mesi fa Fiorenzo Caterini aveva scritto una delle sue magnifiche inchieste per spiegare perché anche i nostri mercati fossero invasi dai prodotti dolciari del settentrione italiano, invitando i consumatori sardi ad acquistare prodotti sardi. Tutto giusto e condivisibile. Però non credo che questo appello confligga con quei pochi euro in più che ho deciso di investire in un pandoro per sostenere la causa di questi lavoratori. Lavoratori che hanno mutui e bollette da pagare, figli da sfamare e mandare a scuola, una vita da vivere. Un minimo sindacale di dignità che si augura a qualunque essere umano, ovunque viva in questo mondo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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