Forse non tutti sanno che ogni docente all’inizio dell’anno scolastico deve stilare una programmazione per ogni classe nella quale insegna. In buona sostanza sarebbe un documento nel quale pianifica gli obiettivi che intende far raggiungere ai suoi studenti e le modalità attraverso le quali arrivarci.
Forse non tutti sanno che qualsiasi insegnante, tenendo conto dei programmi ministeriali della propria disciplina, deve declinare la programmazione sulle competenze in possesso degli alunni. Facciamo un esempio: se ho una classe con studenti che hanno difficoltà perfino nella comprensione del testo, sarei una folle ad inserire nella programmazione di classe obiettivi di minuziosa analisi testuale o, viceversa, non potrei mortificare alunni con ottime competenze contemplando esclusivamente propositi mediocri.
Immaginate di trovarvi davanti ad una classe molto eterogenea, diciamo con almeno 4 gruppi di livello.
Un primo gruppo, che chiameremo Alfa, con 5/6 alunni in possesso di buone competenze e regolarità nelle attività di studio a casa;
un secondo gruppo, che chiameremo Beta, con 7/8 di alunni dotati di abilità appena sufficienti, suscettibili di discrete potenzialità ma con scarsa propensione allo studio;
un terzo gruppo, che chiameremo Gamma, con 7/8 di alunni in possesso di scarse strumentalità, preparazione estremamente lacunosa e inesistente studio a casa;
un quarto gruppo, che chiameremo Delta, costituito da 3/4 studenti con certificazione di difficoltà di apprendimento e/o DSA (dislessia) per i quali non è previsto l’insegnante di sostegno.
Immaginate di dover stilare un unico percorso che garantisca il famoso “successo formativo” a tutti. Supponete di rendervi conto, alla prima verifica, che la programmazione preparata a inizio d’anno si riveli troppo ambiziosa ed oltre la metà della classe non abbia raggiunto gli obiettivi per molti fattori, non necessariamente imputabili alla mancanza di studio dei ragazzi. O non solo. Cosa fate?
Avete davanti a voi 3 possibilità:
1) Lasciate inalterata la vostra programmazione e tirate avanti, chi vuol seguire si rimbocchi le maniche e lo faccia…e chi non riesce, pazienza. Quelli del gruppo Gamma e Delta ripeteranno l’anno o, scoraggiati, penseranno di non essere capaci e, quasi sicuramente, abbandoneranno la scuola. [Come avere una Panda in garage e pretendere di partecipare con quella ad un circuito di Formula1]
2) Ridimensionate drasticamente gli obiettivi, riuscendo ad abbracciare le capacità di buona parte della classe, ma con la certezza di non sviluppare le potenzialità degli studenti del gruppo Alfa, che in mancanza di stimoli si annoieranno e progressivamente si lasceranno andare. [Come avere una Ferrari in garage ed usarla esclusivamente per andare a fare la spesa].
3) Decidete di stilare 4 programmazioni differenti e lavorare per gruppi di livello con le difficoltà che la cosa comporta nella gestione della classe. Avendo l’accortezza, oltretutto, di evitare che l’appartenenza ad un gruppo o ad un altro costituisca un motivo di discriminazione o peggio vada a minare l’autostima di qualche ragazzo. [Come avere una Panda e una Ferrari in garage e usare la prima per andare a fare la spesa e la seconda per partecipare al circuito di Formula1]
Pensate di aver risolto buona parte dei problemi? Poveri illusi. Perché ora viene il bello con la valutazione.
Supponiamo che 5 ragazzi di ogni gruppo raggiungano gli obiettivi programmati in maniera soddisfacente e, siccome non valutate asetticamente le competenze acquisite ma valutate il processo, ai 5 ragazzi di ogni gruppo dovreste dare almeno 7. Ordunque un 7 dell’alunno appartenete al gruppo Alfa, dato per il raggiungimento di un obiettivo specifico, sarà uguale al 7 di un ragazzo del gruppo Gamma che ha raggiunto un altro obiettivo sicuramente più misurato e calibrato per lui? Ovvio che sì. Potete spiegarlo anche ai ragazzi che quel che viene valutato è il processo e non la competenza? E spiegarlo anche ai genitori, magari?
Come dite?
C’è un assembramento di genitori che si è riunito in un comitato e protesta per riavere il crocifisso in classe? Ah ecco. Ma che se ne vadano affanculo!
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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