Lo confesso: pago da sempre il canone tv senza rimorsi. Mi piacciono Montalbano, Rai 5, Ulisse, Rai storia, i telegiornali e poco altro. Pagavo persino la tassa per l’autoradio quando esisteva. Ho sempre pensato che pagare le tasse sia un dovere e prima che diventasse uno slogan di moda per far pagare sempre gli stessi ho sempre sostenuto che se pagassimo tutti ne guadagneremmo tutti. Pagare meno è un corollario che si è aggiunto in seguito, quando in molti hanno capito che si pagava troppo. A mio parere non per colpa degli evasori del canone, ma per la qualità del servizio che viene offerto dalla Rai, non solo grazie alla tassa di possesso ma anche grazie alla raccolta pubblicitaria.
Dall’anno prossimo il canone tv (che è stato allargato anche a chi possiede Pc, tablet e smartphone in grado di fruire dei servizio pubblico radiotelevisivo) lo pagheremo a rate assieme all’energia elettrica. Il balzello tecnologico è sceso da oltre 113 euro a 100 all’anno. Ma poiché pagheremo tutti (chi non ha la corrente elettrica a casa faccia un segnale di fumo o dia fiato alle trombe) la Rai incasserà 500 milioni in più. In tutto oltre un paio di miliardi. Il governo ha frettolosamente spiegato che grazie alle maggiori entrate sarà ridotto il carico pubblicitario su alcune reti minori Rai dedicate ai bambini. I pacchi di “Affari tuoi” sono salvi e con loro tutta la becera tv commerciale che straripa nelle reti Rai da quando l’audience dà il valore alla pubblicità. Da questo sistema misto di finanziamento è nata la programmazione che abbiamo sotto gli occhi, il proliferare delle reti e il progressivo scemare (mai verbo è stato tanto azzeccato) delle idee e della qualità. Il tutto per sottrarre pubblicità alla concorrenza, in primis le reti Mediaset che con l’oppio dei matinee, dei talk show, dei reality e delle soap opera ha soporiferamente annichilito il cervello degli italiani. Quello che il governo Renzi ha fatto col canone Rai, potrebbe segnare una svolta culturale per tutto il paese. Il recupero di ingentissime risorse che potrebbero essere utilizzate per creare cultura e intrattenimento di alto livello, facendo recuperare a tutta la Rai quell’amore per il sapere, il conoscere, lo sperimentare che permeava le prime trasmissioni di quasi 60 anni fa. E soprattutto recuperare autonomia dalla politica. Tornare insomma a fare un buona tv per tutti, senza relegare il meglio all’undicesima rete dopo le 23 del 14 di agosto. Se le maggiori entrate servissero invece per strappare alla concorrenza (a suon di milioni) le più recenti serie di telefilm o i diritti tv del calcio, sarebbe non solo un’occasione sprecata ma un delitto verso le nuove generazioni che non meritano di crescere a colpi di Amici, X factor, Tu si che vales e via lavando il cervello.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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