Brittany Maynard non si è suicidata, bensì ha scelto di morire dignitosamente.
Ha vagliato, con lucidità, e poi deciso di non lasciarsi sopraffare dal dolore.
Ha preferito non farsi annientare dalla sofferenza. Ha valutato con calma e compreso che il modo migliore per lasciare questa vita fosse quello di abbandonarla serenamente. Quello di non invocare disperatamente una morte che la strappasse il più presto possibile ai dolori.
Ed ora chiediamoci quante volte è capitato che qualcuno di noi sperasse affinché quel parente caro o quell’amico fraterno gravemente malato fosse, per volontà divina, sottratto alle atroci sofferenze di questa vita.
Chiediamocelo senza timore, anche quando la Chiesa cattolica afferma che “l’eutanasia è moralmente inaccettabile ed un’azione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore.”
Cosa c’è di dignitoso in un dolore che consuma e rende un inferno il tempo che ci separa dalla morte fino a implorarla affinché arrivi a dare sollievo? Spiegatemelo, voi cattolici.
Cosa c’è di decoroso e onorevole nell’arrivare a ritenere una benedizione quella che invece è la maledizione del dover morire? Spiegatemelo, voi cattolici.
Chiediamocelo senza ipocrisie e offriamocela quella risposta sincera, con la consapevolezza che la gestione della propria vita, nel rispetto di quelle altrui, è un diritto inalienabile su cui poggia qualsiasi altro diritto e senza il quale tutti gli altri diritti possono essere abrogati Ché in un paese di merda come questo di eutanasia se ne dovrebbe parlare un po’ di più. E l’Italia dovrebbe prendere una posizione in merito, possibilmente.
Dite pure a Renzi che tutto questo non ce lo chiede l’Europa. Ce lo chiede la nostra coscienza, però.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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