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Quando l’uomo ricco ha mandato a dire che il suo figlio non avrebbe studiato all’università, mi è subito venuto in mente Padre padrone. A me sembra pienamente legittimo che l’uomo ricco non abbia fiducia nella scuola e preferisca una strada diversa per l’erede. In fondo, anche Captain Fantastic rifiutava la scuola per i propri figli, pur ponendo la formazione culturale in primo piano. È un altro l’aspetto che mi colpisce: mi sembra assurdo che debba essere un padre, ricco o povero che sia, a decidere il futuro del proprio figlio.
Il Padre padrone che andava a prendersi il figlio a scuola perché “il bambino è mio” ci era sempre stato indicato come paradigma di arretratezza, limitatezza, emarginazione, povertà. E invece, tra chi pretende di ipotecare il futuro dei propri figli, c’è anche gente che vive in ville con piscina olimpionica viaggia su jet e yacht personali. È però possibile che l’uomo ricco non abbia fatto i conti col fattore “ribellione adolescenziale”, non avendo ancora il figlio raggiunto quell’età. È la fase in cui ogni cosa che dicono o consigliano babbo e mamma deve essere contestata per principio e rifiutata per puro spirito di contraddizione.
All’uomo ricco cui lo studio sui libri sembra una perdita di tempo, racconterò un frammento della mia vita che gli sembrerà ridicolo. Per tre ore alla settimana, parlo di lingua e letteratura italiana con gli studenti di un corso serale. L’ultima lezione è stata dalle 9 alle 11 di sera. Uomini e donne non più giovanissimi, anziché starsene comodamente sul divano davanti al crepitare del caminetto acceso, per due ore hanno ascoltato di analessi, costruzioni sintattiche, scelte lessicali, registri linguistici. Tutta gente che ha preferito questa noia ad una cena consumata all’ora che Dio comanda. Tutta gente che, alla fine delle due ore, sfilando davanti alla cattedra, mi ha salutato con un “grazie!”. Non perché io abbia insegnato loro chissà cosa, ma per il tempo condiviso nel tentativo di capire. Difficile spiegare questa riconoscenza, a chi crede che tutto si misuri con gli zeri dell’estratto conto bancario.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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