Dicembre 1924, è quasi Natale. Il “Gran Cinema Sassari” ha aperto trionfalmente i battenti in corso Umberto da neanche un mese. Inaugurazione ufficiale, sabato 22 novembre con “La danzatrice del sobborgo”, interpretato dalla diva del muto Alla Nazimova. Ancora il cinema Moderno si chiama così: “Gran Cinema Sassari”. Mille posti a sedere in una struttura nuova fiammante, con tutte le comodità, moderna che più non si può. Tanto che alla prima ristrutturazione ne approfitteranno per cambiargli il nome: Moderno, appunto.Ma per ora Padre Fugaroni gli dichiara guerra.Padre Fugaroni è un domenicano della chiesa del Rosario, a due passi dal Gran Cinema Sassari e dalle macerie del Cinema Teatro Verdi, che l’anno precedente è stato devastato da un incendio: intorno alle rovine del Politeama già brulicano i muratori che nel 1926 lo riconsegneranno alla città bello com’è ora.Ma il futuro cinema Moderno in questo 1924 comincia l’attività in regime di monopolio, stregando Sassari con la sontuosità della sua struttura. E sarà forse per quelle linee così avveniristiche e così terrene, tese al godimento della vita carnale più che dello spirito, che Padre Fugaroni lo prende in dispetto.Padre Fugaroni lo chiamano così perché alla fine di ogni predica dice sempre che i domenicani devono ricominciare a innalzare roghi, come ai bei tempi di quando ancora c’era il Castello con il tribunale dell’Inquisizione: solo così le cose andranno meglio. Ad agosto, dopo il ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti, nella predica al Rosario aveva detto che chiunque lo avesse ammazzato aveva commesso un peccato veniale perché in fondo il morto era socialista.E anche per questo i fascisti lo avevano preso in simpatia.All’inaugurazione di novembre il direttore marchese Pappalardo lo aveva invitato, ma padre Fugaroni non c’era andato perché diceva che la Nazimova era una bagascia e il film uno sconcio. Il marchese lo aveva pregato-Ma venga almeno a vederlo prima di giudicare.-Non ne ho bisogno. Io la puzza di peccato la sento da lontano.E adesso, un mesetto dopo, quando ai portici Crispo vede il manifesto del film programmato per Natale, Padre Fugaroni prende proprio fuoco: il film si chiama infatti “Femmine folli”.E, onestamente, è una provocazione.-Ma cosa vuol dire che lì dentro fornicano come bestie? Hai le prove? – gli chiede il mite arcivescovo Cleto Cassani nel cui studio ha fatto irruzione per sollecitare la chiusura immediata del cinema con relativa scomunica del marchese Pappalardo.-Non c’è bisogno di prove. Con una pellicola del genere c’è da immaginarselo.-Ma tu l’hai vista la pellicola? -Dio me ne guardi!-Ecco, allora, informati, prima, e poi ricordati che noi non possiamo più né chiudere locali né bruciare la gente.Cassani glielo ricorda apposta perché sa che padre Fugaroni, anche se sono passati duecento anni da quando l’Inquisizione ha smontato le tende da piazza Castello, non ha ancora digerito quell’ingiustizia.Il frate, borbottando giaculatorie e maledizioni, raggiunge a grandi passi il futuro Moderno. Non entra neppure nel covo di lussuria: chiama urlando il marchese Pappalardo e lo attende sotto le querce ancora giovani di Corso Umberto. Quando Pappalardo accorre fuori, il frate indica tremante di rabbia il manifesto di “Femmine folli” appeso alla enorme bacheca in facciata-Ha davvero intenzione di mostrare quella oscenità?-Ma, padre, si accomodi, io la invito a una proiezione privata e vedrà che…Ma l’inquisitore taglia corto-Bene! Saprò come impedirlo.Pappalardo rientra nel foyer del cinema e si sfrega le mani soddisfatto. E’ successo proprio quello che prevedeva. Padre Fugaroni con quel titolo ha preso fuoco e farà una tale pubblicità alla pellicola che tre proiezioni al giorno (non oltre, perché il film dura 141minuti) con mille spettatori a spettacolo consolideranno il giovane locale cinematografico tra i monumenti cittadini dello spettacolo.L’unico problema è che quel titolo è una fregatura. Il titolo originale inglese è infatti “Foolish Wives”, che non vuol dire affatto “Femmine folli”, come ha tradotto furbescamente il primo agente che in Italia ha acquisito i diritti, ma molto meno pruriginosamente qualcosa del tipo “Comari sciocche”. Il film di Erich Von Stroheim è in effetti una denuncia coraggiosa della società decadente europea, e ci sarà anche qualche relazione intersessuale un po’ ardita per l’epoca. Ma, insomma, niente a paragone con certi romanzi di Pittigrilli o alcune prose di D’Annunzio perfettamente metabolizzate anche dai sassaresi.Il marchese Pappalardo conta quindi molto sullo scandalo che da quel momento padre Fugaroni gonfierà, sicuro che si trasformerà in denaro sonante per il suo cinema.E in effetti il frate si agita molto. Si rivolge al Maestro generale dell’Ordine dei Domenicani con un telegramma-Sassari preda di Satana STOP Migliaia uomini et donne presso grande bordello razzolano in piaceri carne STOP Urge autorevole e deciso intervento STOP Improcrastinabile ripristino Tribunale Inquisizione.Il Maestro generale neppure gli risponde e Fugaroni fa allora irruzione a Palazzo Ducale nell’ufficio di Candido Mura.Candido Mura è il commissario prefettizio scelto dai fascisti che avevano deposto il sindaco liberale regolarmente eletto Flaminio Mancaleoni. Mura è iscritto al Partito nazionale fascista, ma è prudente. Siamo ancora nel pieno dello scandalo Matteotti è non è sicuro che Mussolini resti in sella. Quindi con Padre Fugaroni non si compromette-Stia tranquillo. Chiederò al questore di disporre nel cinema una discreta sorveglianza. Se nella pellicola compariranno oscenità o se si registreranno atti impudichi in sala, la proiezione sarà immediatamente interrotta.Padre Fugaroni non è d’accordo-Bisogna prevenire. Impedisca lo spettacolo!-Camerata Fugaroni, non possiamo permetterci di scontentare la popolazione in momenti così difficili per il Governo. Sia ragionevole.Candido Mura non gli dice naturalmente che, appena visti i manifesti con il film programmato per le feste natalizie, aveva immediatamente mandato un messo municipale al marchese Pappalardo con l’ordine di acquistare una ventina di biglietti.Ma Padre Fugaroni capisce di essere rimasto solo.Decide che alla prima proiezione si frapporrà tra lo schermo e il pubblico e tenterà di impedire la proiezione.Si presenta alla biglietteria ma Pappalardo, che aveva previsto la mossa, aveva dato ordini alla bigliettaia-Non c’è posto neppure in piedi, padre, mi dispiace.Padre Fugaroni capisce che vogliono tenerlo fuori e ordisce un piano.Un uomo misterioso con una folta barba nera che gli arriva al petto, grandi occhiali da sole e un soprabito lungo sino alle scarpe, si presenta allo sportello.-Un biglietto per la prossima proiezione.Ma il frate viene riconosciuto e con una scusa la bigliettaia lo fa attendere e chiede istruzioni al marchese Pappalardo.-Lo trattenga con una scusa poi gli venda il biglietto quando le faccio segno.E così, mentre la cassiera finge di ingarbugliarsi con le monetine del resto, Pappalardo fa portare una bobina in cabina e prima di spegnere la luce in sala avvisa il pubblico-La pellicola “Femmine folli” sarà preceduta da un documentario filmato sulla positiva esperienza dei primi due anni del Governo presieduto da sua eccellenza Benito Mussolini.Qualcuno sbuffa ma tutti si rassegnano perché sanno che questi documentari durano pochi minuti.Mentre le didascalie trionfali scorrono sotto il faccione di Mussolini e il pianoforte di sala commenta la proiezione con audaci versioni sincopate della Marcia Reale, di Giovinezza e altri inni degli squadristi, Padre Fugaroni viene fatto entrare.Senza neppure guardare lo schermo, attraversa la grande sala e sbattuto a terra il pianista con uno spintone urla-Interrompete la proiezione. Luce!Dalla cabina nessuno lo ascolta.Allora Padre Fugaroni, senza neppure togliersi di dosso il travestimento, monta sul coperchio del pianoforte e cercando di bloccare con le mani sollevate il fascio di luce che porta le immagini sullo schermo, che ancora si ostina a non guardare, predica-Vedete questi volti di peccatori che compaiono alle mie spalle?Proprio in quel momento compare un maestoso piano americano di Vittorio Emanuele III e Mussolini davanti all’Altare della Patria.-Sono coloro che vi porteranno alla rovina. Mentre sullo schermo scorrono le immagini della Marcia su Roma con panoramica dei quadrumviri Balbo, De Vecchi, De Bono e Bianchi, il frate continua indicando lo schermo alle sue spalle-Sono questi buffoni, peccatori con le mani lorde di sangue e di escrementi la rovina dell’Italia.Il pubblico, superato il primo stupore, si spella le mani dagli applausi e sghignazza incitando il misterioso oratore.-E guardate, guardate quelle bagasce che eccitano i vostri istinti più perversi.Quest’ultimo appello lo fa mentre lo schermo riflette un quadro familiare della Regina Elena con le figlie Jolanda e Mafalda che ricevono Rachele Mussolini nella tenuta di San Rossore.Un manipolo di carabinieri messi in allarme dal marchese Pappalardo in quel momento si precipita in sala e corre verso il predicatore che fa verso di loro un grande segno di croce-Fermi, ora tra me e voi c’è questo sacro simbolo, se lo varcate sarete maledetti.Quelli varcano il simbolo e il primo gli dà un colpo discreto a bocca per farlo stare zitto e poi lo imbavaglia con uno straccio, mentre un altro lo sospinge verso l’uscita frustandolo con la bandoliera per farlo camminare in fretta.Nessuno ha riconosciuto Padre FugaroniPappalardo finge di scusarsi costernato con il pubblico ma è subissato di applausi e risate.Il giorno dopo i carabinieri, scoperta l’identità del misterioso agitatore dalla grande barba nera, telegrafano imbarazzati al comando generale, che si rivolge ai vertici ecclesiastici.Padre Fugaroni, dopo un breve soggiorno all’ospedale psichiatrico di Rizzeddu, viene spretato, caricato sul piroscafo e internato al manicomio criminale di Aversa.E poi cosa fu di lui?L’altro giorno un cliente della Gabbia di Sechi vecchio come il cucco, mentre vagava smarrito in piazza Azuni alla ricerca del suo caffè ormai scomparso da secoli, mi ha raccontato che alla caduta del Fascismo Padre Fugaroni venne rimesso in libertà e tentò di spacciarsi per partigiano. Ma quando tornò a Sassari dandosi arie da martire, il marchese Pappalardo, che nel frattempo aveva portato al Moderno il meglio della cinematografia mondiale e gestiva anche il Verdi, lo minacciò-Fugarò, se non la smetti racconto la veritàUn giorno i clienti della Gabbia lo videro che sputava sul manifesto di “Quando la moglie è in vacanza” con Marilyn Monroe, per il quale la fila si snodava dal botteghino del Moderno lungo un bel tratto di corso Umberto.Anzi, viale Umberto, ché gli alberi ormai erano cresciuti.
In alto, visita di Mussolini alla Basilica romana di Santa Sabina (Istituto Luce)
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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