Non mangio carne da cinque anni. Non mangiavo carne da cinque anni fino all’altro ieri quando, uscendo da scuola, mi sono diretta da CFadda per l’acquisto di una nuova lettiera per le mie gatte. Erano le 12.30 e lo stomaco, con sonori gorgoglii, già segnalava inascoltato la richiesta di cibo già da un po’. Percorrendo i lunghi spazi tra gli scaffali, alla ricerca del reparto animali, ho avverto la voce di alcuni signori che parlavano con tono abbastanza alto. – Per me con mortadella – ha detto uno dei due commessi di CFadda ad un terzo che si accingeva ad uscire dal capannone. – Anche per me e una birra fresca, per favore – Vista l’ora quei due sicuramente commissionavano al collega l’acquisto del loro pranzo.
Ho continuato a gironzolare alla ricerca del pisciatoio felino, ma l’immagine del panino con la mortadella, accompagnato dalla birra fresca, è rimasta aggrappata ai miei neuroni.
– Non avete lettiere di una misura più grande? – ho chiesto. E lei, la mortadella, era sempre lì ancorata nella mia mente, accanto alla birra fresca. – Vado a vedere se ne è rimasta qualcuna nel retro. –
Non ce l’ho fatta, non ho resistito e sono scappata via, spinta da un raptus ingovernabile al quale non ho nemmeno provato ad opporre resistenza, lasciando la commessa a rovistare inutilmente nel magazzino. Sono corsa nel supermercato più vicino.
Ho scelto, attraverso il vetro del bancone, la pagnotta rustica più grande che avevano e l’ho fatta riempire di fette sottilissime di mortadella con pistacchi. Ce n’era una quantità talmente abbondante che sarebbe occorsa una pressa per schiacciare quel panino prima di poterlo addentare. E se non pesava mezzo chilo ci andava davvero molto vicino. Andando alla cassa ho afferrato una lattina di Heineken dal frigo, ho pagato e sono uscita a passo svelto. Dopo qualche minuto, protetta dall’abitacolo della macchina, ho divorato quella pagnotta ancora calda che sprigionava un inebriante profumo di mortadella. L’ho addentata con la stessa ingordigia con cui un animale, a digiuno da sempre, azzanna la sua preda. Con la stessa avidità di un tossico che si apposta nell’angolo più vicino per farsi la dose appena acquistata. Un raptus incontenibile che non mi ha dato nemmeno il tempo di arrivare a casa. Poi, una volta ingoiato l’ultimo boccone, incurante della gonna ricoperta dalla cascata di briciole, ho aperto la lattina e bevuto due lunghe sorsate di birra. Con gli occhi chiusi e la nuca sorretta dal poggiatesta.
– Non mangiavo carne da più di 5 anni – ho pensato mentre, con un misto di torpore e benessere, accendevo l’auto per tornare a casa. E mi è anche un po’ dispiaciuto per quel povero animale trasformato in mortadella ma, senza scomodare Oscar Wilde e la sua teoria delle tentazioni, io davvero non sono riuscita a resistere. Quando sono scesa dall’auto la pioggia di briciole è caduta per terra, leggera come una manciata di coriandoli, depositandosi in parte sui miei sandali e allora la mia gonna è ridiventata blu. – Mors tua vita mea! – ho pensato priva di pentimento. Poi ho scosso il piede per liberarlo dalle minuscole scaglie di pane e sono salita a casa, senza la lettiera.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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