Siamo tutti garantisti, non è quello il punto, e fino a che l’ultimo grado di giustizia non sia stato esperito, ogni indagato va sottratto alla gogna e considerato non colpevole. Però, il Dr. Confalonieri, quello di Milano che è stato messo ai domiciliari e che nelle intercettazioni ha detto: “Ho rotto un femore per allenarmi”, fa salire una voglia di bunker che la metà basta. Ammettiamo che, celebrati tutti i gradi del processo, egli risulti colpevole, ammettiamo che abbia sovrapposto indebitamente ruolo pubblico e interesse privato, ammettiamo che i magistrati abbiano interpretato bene le intercettazioni, anziché fraintenderle come ha già detto il medico; ammettiamo, infine, che lui abbia veramente rotto con intenzione il femore a una paziente anziana, per sperimentare una tecnica di intervento nella sua clinica privata. Cosa potremmo dire, in questo caso, del dottore in questione? Non so, fate voi. Io, sempre ammesso che sia tutto vero, resterei più che altro ferito dall’ennesima dimostrazione che la società italiana ha anticorpi bassissimi nei confronti dei fenomeni corruttivi. Anche in casi estremi come questo (se sarà dimostrato il dolo), in cui stiamo in bilico tra la figura del ladro di polli e quella dell’aguzzino. Per anni a lavorare tra pubblico e privato, per anni a trafficare con fornitori potenti per ottenere benefit (sono le accuse ipotizzate), per anni, sembrerebbe, a causare danni su pazienti trattati come porcellini d’india da spremere. E niente e nessuno che abbia potuto farci qualcosa, se non dopo troppo tempo. L’Italia sembra sempre più un paese in cui la gente tollera e concepisce la corruzione nella propria comfort zone, nel proprio spazio vitale, e magari ne raccoglie talvolta le briciole, salvo giocare a indignarsi quando il gioco si sposta su altri piani, quelli della folla che rumoreggia e si indigna. Un gioco, appunto, che come tutti i giochi è metafora o veicolo per qualcosa d’altro. Un contesto, la folla, un’azione, l’istanza fintamente collettiva di onestà, che si prestano in realtà a esiti ben diversi dalla semplice eliminazione della corruzione. Lo stesso Dr. Confalonieri era un interlocutore valido per il Movimento 5 Stelle, il cui candidato premier non era riuscito a sottrarsi a una foto ricordo con un boss (la comfort zone, lo spazio vitale…); in entrambi i casi, c’è alla base quella mancanza di anticorpi così comune nel paese.
Ma allora sono tutti uguali? No, siamo tutti italiani, piuttosto, e c’è da lavorare parecchio per crescere. Per questo mi sono comprato un sacco di libri che leggerò presto. Appena il mio bunker sarà pronto. Perché ormai l’ho capito: “libertà” è “bunkerizzazione”.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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