Ho imparato a studiare certi ricorrenti commentatori social. Figure apparentemente ridicole della piazza virtuale che in realtà ridicole non sono poiché la loro preponderanza e la conseguente normalizzazione della loro immagine ne smorzano l’effetto comico. Li studio perché da qualche tempo ho notato che certe uscite precorrono prese di posizione dei loro referenti politici, Lega e 5Stelle, cioè il Governo. Sembra quasi che si voglia preparare il popolo, con questi agitatori da bettola mediatica, a una nuova presa di posizione, testarla senza impegno da parte dei leader prima di renderla ufficiale. A esempio l’accusa di fake a proposito delle pietose immagini sulla morte nei nostri mari. Prima che il ministro tentasse di fare diga al diluvio di vergogna che cade su tutti noi italiani, le stesse sue motivazioni circolavano virali nei profili amici. E’ per questo che ora mi preoccupano gli attacchi al presidente della Repubblica Mattarella, che si sta confermando coraggioso difensore della Costituzione. Ecco, presidente e Costituzione sembrano presi di mira con allusioni sgrammaticate sul piano della lingua e della logica ma che in realtà potrebbero essere un’indagine di gradimento per prossime mosse politiche. Il popolo del “E il Pd allora?” e di “Prima gli italiani”, si chiede “cosa vuole questo Mattarella che non è stato neppure eletto dal popolo”. Insignificanti i timidi tentativi di fare notare che anche il tanto amato presente presidente del consiglio non è stato eletto dal popolo: è come tentare di zittire una canea spiegando ai cani che il loro schiamazzo non è razionale. Meglio soffermarsi sui due pericolosi significati di questo confluire di opinione: delegittimare Mattarella e delegittimare una Costituzione che potrebbe impacciare le ulteriori mosse dell’emulo povero di Trump e dei suoi sciocchi e tremanti alleati. Ho letto commenti su questa Costituzione “ormai vecchia scritta dai politici che abbiamo finalmente fatto fuori”. Commenti fatti probabilmente da persone che avevano votato No alla riforma di Renzi. Ma non per difendere la Costituzione (unico motivo del mio No, unito a un consapevole e bruciante rammarico per quella frattura nella sinistra che il mio voto provocava), bensì per partecipare al branco social mediatico. Che questi commenti preludano a una campagna per l’elezione diretta del presidente della Repubblica? Nella speranza naturalmente che alle prime elezioni presidenziali popolari il popolo la pensi ancora come adesso. D’altro canto dopo l’innamoramento verso Putin e la lobby delle armi e il tentativo di distogliere l’attenzione dai veri problemi inventandosi un’invasione negra, ci può stare che il vero capo del governo, Salvini, voglia portare la sua mimesi trumpiana sino a una radicale riforma istituzionale in senso Usa. Identificare la costituzione con il “vecchio regime” e con “la prima repubblica” potrebbe essere una carta buona per un Governo che si sta coprendo di gloria spargendo odio e paura contro gli immigrati, speculando su un fenomeno inarrestabile anziché cercare di gestirlo, o attribuendo chissà quali valenze simboliche e salvifiche a ininfluenti norme sui vitalizi o riforme pasticciate sul lavoro. E tutto questo mentre il Pd, quello che dovrebbe aggregare l’opposizione di sinistra, si azzuffa su un congresso, con i capi correnti che brancolano alla difesa di un 18 per cento confermato dai sondaggi e soprattutto dei resti di potere sui quali sono ancora seduti in Regioni, Comuni, banche e qualche altro ente. Un Pd che per scuotere le coscienze su quello che giudico il più pericoloso Governo dopo quello durato dal 1922 al 1943 può contare unicamente su una storia di cui è solo spettatore, una storia fatta dalle immagini fotografiche dei morti in mare.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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