o mi auguro che la promessa di far “perdere qualche chilo a Solinas” sia solo uno scivolone occasionale capitato a Massimo Zedda e non, invece, un’anticipazione sui toni e sul registro con cui intende impostare l’opposizione in Consiglio regionale. Mi auguro vivamente che gli sia scappata di bocca e non sia, piuttosto, un adeguamento al malcostume verbale che ha accompagnato l’ascesa al potere di una certa politica dei giorni nostri, con tutte le sue volgarità e i suoi modi sguaiati. In apparenza bonaria, ma di pessimo gusto per il contenuto e per il momento in cui è stata pronunciata, la battuta chiudeva tutto un ragionamento in cui Zedda esprimeva preoccupazione per l’avvento al potere dei “sardo-fascisti”. Invece bisogna ricordare che se c’è qualcosa che assomiglia al fascismo è proprio la derisione dell’avversario per via del suo aspetto fisico. Ci siamo indignati – mai abbastanza – per il Berlusconi che ironizzava sulla femminilità di Rosy Bindi, difeso penosamente dai suoi sostenitori. Spero che nessuno, tra chi interpreta i valori della sinistra, si sogni mai di difendere chi usa come strumento di lotta politica il giro vita dell’avversario. Ma sono certo che quello di Zedda è stato uno scivolone, cui seguiranno le scuse e una opposizione basata sui contenuti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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