Vi ricordate, due anni fa, quando si scatenò la polemica sulla designazione a presidente dell’Autorità portuale di Olbia del senatore del Pdl Fedele Sanciu? Quella nomina venne contestata da molti per la mancanza di titoli di Sanciu, in possesso di un semplice diploma di terza media. Questa premessa servirà più avanti, nella piccola inchiesta che state per leggere sul piano di razionalizzazione delle autorità portuali italiane. Oggi La Nuova Sardegna conferma che, secondo il governo, in Sardegna di autorità portuale dovrà sopravviverne solo una: quella di Cagliari. La scelta, se si guarda ai numeri, è assurda: Olbia (la cui autorità comprende anche Porto Torres e Golfo Aranci) è il primo porto passeggeri d’Italia, con volumi di traffico enormemente superiori a quelli dello scalo cagliaritano. Usciamo dall’approssimazione e veniamo al numero dei passeggeri del 2014. Eccoli: Autorità portuale del nord Sardegna (Olbia-Porto Torres-Golfo Aranci): 3.562.230 Autorità portuale Cagliari: 246.979 Un peso massimo contro un peso piuma, per usare una metafora pugilistica. Ora, a me era parso di capire che il criterio degli accorpamenti – uso un termine improprio, ma serve a rendere l’idea – consistesse nel concentrare i servizi e gli enti in quelle sedi dove l’utenza è maggiore. Perché stavolta si sono scelti parametri diversi? E, soprattutto, quali sarebbero questi oscuri parametri? Sarà colpa del governo patrigno? Sarà colpa della Regione matrigna? Ho consultato alcuni esperti, per saperne di più. Ed ecco come sarebbero andate le cose. La riforma governativa delle autorità portuali è basata sul Piano della comunità europea che, negli anni scorsi, ha individuato alcuni scali marittimi strategici, dunque più importanti degli altri. In un primo momento, la Sardegna era del tutto esclusa da questo elenco: nessuno dei porti sardi vi era compreso. Ad Olbia, qualche funzionario aveva fatto presente alla dirigenza dell’Autorità portuale che occorreva muoversi sul piano politico per correggere questa stortura, ma la richiesta cadde nel vuoto. Proprio in extremis, quando la lista stava per diventare definitiva, il presidente dell’autorità portuale di Cagliari Piergiorgio Massidda mosse verso Bruxelles, capendo l’importanza della posta in gioco. E riuscì a far aggiungere il porto di Cagliari all’elenco degli scali strategici individuati dall’Europa. Olbia, invece, ne restò fuori. Essendo la riforma governativa un recepimento di quel piano comunitario, ecco spiegata l’intenzione dell’esecutivo di lasciare in vita un’unica Authority, nel capoluogo. È una scelta al di fuori di ogni razionalità, ma la classe dirigente della Gallura potrà recriminare solo contro la propria superficialità e impreparazione. Ed ecco che torniamo a bomba. Non sarà colpa solo di Sanciu se l’autorità portuale di Olbia dovesse scomparire, ma è colpa di quella politica che in questo ente ha visto esclusivamente un centro di potere, da controllare in spregio di competenze e capacità. E la nomina di Sanciu, in questo senso, fu significativa. I nodi, alla fine, vengono sempre al pettine. Quando, alla fine degli anni novanta, lo Stato decise di istituire le autorità portuali, l’allora sindaco di Olbia Settimo Nizzi – oggi deputato di Forza Italia – ostacolò in ogni maniera possibile l’introduzione di questo nuovo ente, visto come un’interferenza illegittima di Roma in affari locali. Ero presente a Livorno, nel 1999, quando Olbia e la città portuale toscana firmarono il loro gemellaggio: quando si accennò al tema Autorità portuali, Nizzi pronunciò un intervento di fuoco e, tra lo sconcerto dei presenti, garantì che lui a Olbia non ne avrebbe permesso la nascita. Ma anche se Nizzi non voleva, a Olbia l’autorità portuale fu aperta lo stesso. Dato che c’era, il centrodestra ne monopolizzò la presidenza affidandola a uomini della propria cerchia, sino alla nomina di Sanciu, rimasto in carica per pochi mesi. Ora, proprio per queste logiche asfittiche, l’ente va verso la soppressione. I primi a gridare al complotto saranno proprio quelli che con la loro pochezza ne hanno decretato la morte.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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