Mai che si parta col piede giusto, riguardo a certe scelte, ma sempre con le mani legate.
Pare essere un’altra di quelle abitudini tutte nostrane, quella di sfoderare ogni volta una serie di nomi al limite della decenza e dell’improponibilità per certe cariche, compresa quella più “alta” alla Presidenza della Repubblica.
Sembra ogni volta di assistere ad un gioco d’azzardo dove sul piatto finiscono sempre, alla fine, più gli interessi corporativi di certe branche socio-economiche e di potere che non gli interessi e l’immagine di una nazione e del suo popolo. Certo è che ci vuole davvero molto coraggio (o sfacciataggine cronica) per proporre uno come Coso* per quella carica, condannato, ancora indagato e per giunta fautore ed ancora potenziale attore di uno dei peggiori periodi storici italiani nonché piduista e proprietario della fetta più grande di televisioni nel paese e non solo. Ma ce ne vuole tanta anche per ripresentare personaggi come un Giuliano Amato o un Romano Prodi, altri due che, per quanto siano riusciti a tenere a lungo nascosti i loro cospicui interessi e relativi ed annessi conflitti durante le loro lunghe, lunghissime carriere politiche (pare che non abbiano mai fatto altro nella vita), oggi come oggi sappiamo tutti chi siano e quanto poco rappresentino gli italiani tutti, Amato anche meno di Prodi. Poi ci sono quelli della legalità a tutti i costi, ed appoggiano una persona come Stefano Rodotà che, anche lui, qualche piccolo scheletro nell’armadio lo conserva in mezzo a tanta naftalina e antitarme, ma resta una delle figure meno “imbrattate” e forse una delle poche persone rimaste in questa Italia ad essere ancora abbastanza “super partes” come quel ruolo chiede e pretende in termini di pluralismo e garanzia. Gianni Letta, forse il più “discreto” fra gli esponenti del cdx ma non per questo meno “di parte” o meno pericoloso, è solo molto scaltro ed è uno che, come Prodi e Amato, ha da sempre fatto parte di quella casta trasversale di politici capaci di attingere da più fonti contemporaneamente, un “mediatore” di compromessi al ribasso e in ogni caso troppo amico di Coso e di una destra italiana dimostratasi cialtrona, populista all’ennesima e da sempre avvinghiata al potere peggio di Pol Pot, una destra alla quale, pur di stare al governo, le sono andate bene troppe cose che hanno danneggiato il Paese tutto. Una destra forse anche troppo speculare alla nostra residua “sinistra parlamentare”, oggi in buona parte supina e prona alle indicazioni del Matteo fiorentino, indicazioni che non sono tutte frutto, farina del suo sacco, ma che sono state elaborate, smussate e conformate al pensiero di chi, al Nazareno, diede a Renzi precise disposizioni, contrattazioni e mediazioni poco chiare che oggi cominciano ad affiorare in superfice. E risultano essere davvero molto scomode per non dire preoccupanti.
Poi c’è sempre spazio per la “fantasia popolana”, la Carrà, la Raffaella nazionale, una istituzione televisiva alla quale in molte/i siamo affezionati, ma che sarebbe bene tenere come rappresentante di spettacolo e varietà televisivi, ecco, a lei le si potrebbe anche dare un Ministero, un domani, ma la presidenza della repubblica, per favore!
Il Presidente della Repubblica ed i parlamenti (ridotti al lumicino come rappresentanza) stanno per diventare ancora di più dei concentrati di potere nelle mani di pochi, esattamente il contrario della Democrazia Rappresentativa di cui tanto ci inorgogliamo ma che non abbiamo mai visto, se non qualche rara volta, realmente applicata. Una figura, quella del Presidente degli Italiani, che pur non avendo grande potere decisionale, può comunque decidere se avallare o rigettare le proposte di legge parlamentari, decidere quindi le sorti ed il futuro di una nazione intera. Un ruolo al quale stanno cercando di dare molta più autorità di quanta non ne preveda la ns Costituzione, che stanno per questo modificando, dimenticandosi di trovarsi nel paese dove una maggioranza vera non è più esistita dai tempi di DC-PCI e Pentapartiti ma dove una fetta risibile di popolo decide sempre per tutti (e la colpa non è di quella fetta, ma semmai dell’altra, di quella che non decide, non vota, che non propone ma è di fatto maggioranza, inutile maggioranza). Attenzione quindi, perché il momento è serio, la scelta non è una scelta da poco e, se i termini sono quelli che stanno cercando di imprimergli, stiamo avviandoci verso un presidenzialismo all’italiana, un altro pastrocchio al pari del Porcellum dove governare e decidere sarà sempre più appannaggio di pochi, sempre quelli, mentre i cittadini saranno sempre più sudditi e sottomessi, privi di scelta e di ascolto. Poi c’è la solita levata di tombe, si resuscitano i Pertini, i Pasolini e i Mussolini come a dire “non ci è bastata ancora”, ma alla fine si sceglierà per una via di mezzo come al solito, uno che morto non è, ma poco gli manca. Non siamo certo il paese dei “giovani”, nella politica meno che altrove, ed i nostri capi di stato sono sempre stati, tutti, dei presidenti con la pensione già versata in conto.
Con (solo) tutti questi nomi sul piatto, riesce difficile per chiunque operare una scelta degna di questo nome, continueremo infatti a subirle più che a deciderle, la politica e le cariche, più e peggio di prima. Ma anche su questo fronte il silenzio è assordante, per la maggior parte dei cittadini italiani pare sempre che tutto vada bene perché nulla cambia per quanto cambino i nomi e le sigle, benvenuti nel gattopardismo 2.0, benvenuti nel paese dove una repubblica “alla frutta” (banane nella fattispecie), alla fine, trova sempre la ciliegina da piazzare sulla torta, così da non doverla dividere con nessuno, quella obtorta-torta per un obtorto-colle.
Non so davvero chi verrà fuori, fra tutte/i queste/i papabili, ma di una cosa sono certo, sarà sempre lontano, molto lontano dal Quirinale, che le scelte importanti verranno ancora una volta decise, il Nazareno è uno di quei luoghi così come lo sono stati villa Grazioli o Villa San Martino o Villa Certosa in questi anni, ed il pensiero che potremmo anche avere un presidente che rifiuta il Colle del Quirinale per governare da casa sua non è un film inedito, ma una pellicola usurata che sarebbe bene riporre nella sua “pizza” e in archivio al più presto, prima che le banane ci sotterrino tutti.
Ah, chi proporrei io alla presidenza? Due o trenta nomi li avrei pure, di quelli “bruciati in partenza” perché so che non saranno in tanti ad acclamarli, ma si tratta di nomi che mi convincono molto più di quelli sfoderati sinora, Brunello Cucinelli, Ferdinando Imposimato, Gino Strada o Piercamillo D’Avigo. Sul fronte del gentil sesso poi (e la cosa mi dispiace davvero non poco) è sempre più difficile riconoscere le eccellenze perché oscurate dalla “grandezza” dei maschietti, ma una come Daniela Ducato non mi dispiacerebbe assolutamente vederla su quel Colle a renderlo meno obtorto e molto più “risparmioso”.
Ma io si sa, sono un sognatore e questo è un paese coi “piedi per terra”, magari anche un tantino troppo “sotto terra” a volte. Ma no, quella è la testa, che nelle rare volte che viene fuori dal buco guarda con affezione e sincero affetto ai Mujica altrui, incapace di scegliersene una/o che gli somigli e di pretendere che, certe scelte, restino suffragio ed interesse democratico di popolo, non di una casta autoeletta ed autoreferenziale come quella della attuale politica italiana.
Chè è magra consolazione il poter solo dire, ogni volta, “non col mio voto!” soltanto perché, quel voto, ci è puntualmente negato come negate continuano a venirci le scelte che contano.
* Ma che “davero davero” abbiate ancora bisogno che vi spieghi chi è Coso?!
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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