Vado di fretta. Devo sbrigarmi a intonacare perché ho urgenza di finire i lavori. Nulla di grave, è solo che sono stato dal dottore, ho fatto tre ore di fila, ho sentito quello che si dicevano le persone sedute in sala d’aspetto. E mi è venuta, diciamo, un po’ di premura di finire il mio bunker e di entrarci.
Attenzione, non era la solita situazione in cui una piccola folla di qualunquisti livorosi ne dice di tutti i colori contro politici, immigrati, Stato, banche, imprese ecc. Anzi, era tutta gente molto normale e educata, che parlava con toni pacati. All’inizio ero distratto, cercavo di leggere un giornale e captavo solo pezzi di frasi. Poi qualcosa ha spostato la mia attenzione. È stato lì che ho sentito questa perla: “la Sardegna è la regione con la più alta percentuale di tumori in Italia e La Maddalena è il paese con la più alta percentuale di tumori in Sardegna”
Non ho potuto dire nulla. Mi sono sentito anche un po’ idiota, ma sono rimasto ammutolito mentre l’oracolo snocciolava cifre, date e percentuali.
Io invece non avevo numeri. Avevo solo la certezza assoluta che quella fosse una bufala colossale, ma non avevo le prove, i dati. E così, forse sbagliando, ho rinunciato a controbattere. Non volevo limitarmi a mettere sul piatto le mie convinzioni senza basi né potevo insinuare che fosse cretino uno che mostrava invece una conoscenza pronta e dettagliata della questione. Ovviamente appena tornato a casa mi sono messo a cercare in rete. E ho trovato un documento della Regione Sardegna risalente al 2006: il “Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari”.
E ho cambiato idea sul catastrofista.
Il documento è riferito a periodi anteriori al 2001, non è di facile lettura, non dice affatto che La Maddalena e la Sardegna siano peggio della terra dei fuochi e anzi, in diversi punti lascia intendere che in diversi siti militari (La Maddalena e Quirra, ad esempio), l’incidenza di alcune malattie sia addirittura inferiore alla media regionale. Accanto a questi però, saltano fuori dati di segno opposto, che una persona qualunque (io) fa fatica a interpretare. È un documento per pochi, eppure è lì, in rete, consultabile e scaricabile. Credo che il menagramo incontrato dal medico facesse riferimento proprio a quello studio.
Ora sento uno strano amaro in bocca. Quella che mi sembrava una bestialità assoluta si è rivelata una notizia probabilmente falsa, ma basata su dati allarmanti, difficili da leggere, suscettibili di grossi fraintendimenti e accessibili a chiunque.
Sarebbe bello se la rete offrisse servizi di divulgazione su temi così delicati, in modo da evitare la diffusione di notizie allarmistiche (oggi gli astanti se ne sono andati con l’idea che quella notizia fosse vera). Sarebbe bello se ogni ente o agenzia che produce uno studio così importante, destinato a far crescere la conoscenza collettiva di un problema comune, lo corredasse di un paio di pagine per i non addetti ai lavori. Sarebbe bello, ma non succede quasi mai, e a chi non si rassegna alla propria ignoranza (e a quella degli altri), non resta che armarsi di pazienza e provare a capire cosa vogliano dire quei numeri.
Approfondirò nei prossimi giorni, ma intanto vado, altrimenti fa buio e mi avanza il cemento già impastato.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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