L’elenco comincia con Emanuele Notarbartolo, banchiere scomodo ucciso a pugnalate da due sicari su un treno, nel febbraio del 1893 e continua con più di 950 nomi e cognomi di uomini, donne e bambini. Identità sconosciute, dimenticate, si mescolano alle vittime “eccellenti”, ai nomi che fanno aumentare i decibel degli applausi e pure l’intensità delle emozioni mute.
Oggi il centro di Olbia è stato invaso da migliaia di studenti, provenienti da tutta la Sardegna, per la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. È stato bellissimo vederli sventolare una bandiera di impegno civile e partecipare in prima persona a una manifestazione che solo a uno sguardo distratto può sembrare lontana dalla realtà che viviamo in quest’isola. Perché la mafia è ovunque, fa affari ovunque, impone le sue regole ovunque. E occorre esserne consapevoli se si vuole continuare a combattere una battaglia tuttora senza vinti né vincitori.
Emanuela Loi aveva 24 anni. Aveva appena coronato il suo sogno, diventare poliziotta, quando morì dilaniata da un’esplosione in via D’Amelio, insieme al giudice Borsellino e ad altri quattro colleghi della scorta. Claudia Loi, sorella di Emanuela, sostiene oggi di non conservare odio verso i responsabili del delitto ma un profondo sentimento di memoria, legalità e giustizia. Claudia è oggi una sentinella della memoria come Pino Tilocca, il sindaco di Burgos che pagò con una raffica impressionante di attentati e intimidazioni, culminati nella distruzione a picconate della tomba della madre e nell’omicidio del padre, Bonifacio, l’ostilità di un gruppo di criminali che intendeva impedire il ritorno al rispetto delle regole in quel paese. Tilocca che urla la sua soddisfazione mista a rabbia per poterne parlare in piazza, davanti a migliaia di persone mentre “chi ha ucciso mio padre deve stare zitto e nascosto”.
Sì, è stato bello vedere la piazza di Olbia piena di colori e freschezza, di braccia che sventolano le variopinte bandiere di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti che da ventidue anni porta nelle piazze il suo messaggio di lotta e di speranza. Una bella immagine che, in qualche modo, cancella la delusione per l’assenza di massa delle altre generazioni, quelle per le quali i banchi di scuola fanno parte dei ricordi. Pochi volti maturi in piazza Mercato, perlopiù membri di associazioni coinvolte nella manifestazione. Il resto è rassegnazione, apatia e indifferenza. L’ideale per perdere qualsiasi battaglia. Senza nemmeno provare a combattere.
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