Non voterò per Giorgia Meloni. Per chi mi conosce sa che questa non è una notizia, semmai un’ovvietà. Lo dico perché è importante e necessario oggi più che mai schierarsi, dire da che parte stare ed essere chiari. La destra non fa per me, il concetto di destra non mi appartiene. Detto questo, però, occorre anche verificare ciò che è la parte rimasta eliminando, oltre a Giorgia anche Salvini e Berlusconi (ma anche questo, per chi mi conosce era lapalissiano). Rimangono il duo Calenda-Renzi, il movimento cinque stelle, Il Partito democratico (molto più bello nominarlo per intero rispetto all’incomprensibile sigla PD) e qualche cespuglio intorno (+ Europa, su tutti). La scelta comincia ad essere ardua: eliminati Calenda e Renzi perché non mi sono mai piaciuti e non ho mai apprezzato il loro volersi far piacere a tutti i costi, rimane sul campo il partito democratico e Emma Bonino. Emma, più di chiunque altro, rappresenta una certa coerenza politica, una tenuta della propria vela nonostante le “derapate” e nonostante una bussola piuttosto imprecisa. Emma è da tenere in seria considerazione, l’unico problema è il contorno non troppo coerente con quanto Bonino dice e predicava da anni insieme a Marco Pannella. I cinque stelle sono sempre stati tutto ed il contrario di tutto: avere e non avere, uno uguale uno ma non proprio sempre, due mandati ma forse tre, il reddito di cittadinanza come unico baluardo ma troppo poco politico per un programma a lunga gittata. Ho lasciato per ultimo il partito democratico e il suo non-leader Enrico Letta. La sua campagna non ha convinto, non è riuscita a scaldare i cuori di chi, come me, si attendeva un fraseggio diverso, prese di posizioni nette sul razzismo, sull’economia green, sullo ius soli, sui diritti e sul vero concetto della democrazia. Ha ragione Bersani: troppi elefanti nel nostro antico salotto. E nessuno se ne accorge. Però partito democratico racchiude due bellissime parole: ci avevo creduto, ci avrei creduto. Però.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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