In una delle scene conclusive di “Non è un paese per vecchi”, il sicario psicopatico interpretato da Javier Bardem resta coinvolto in un incidente stradale da cui esce piuttosto malconcio. Due ragazzini si propongono di aiutarlo, lui rifiuta ma offre loro dei soldi perché tacciano. A questo punto sono i ragazzini a rifiutare il denaro, ma il killer insiste perché lo accettino. Il sicario sarà pure un folle che ammazza la gente usando una pistola ad aria compressa, ma accetta la regola sociale secondo cui tutto si regge su un dare ed un avere tangibile. Io, perlomeno, l’ho interpretato in questo modo. Di quel meraviglioso film, è la scena da cui sono sempre rimasto più impressionato. La trovo vera, profetica, strettamente connessa alla cronaca di questo attimo della storia. Forse quella mancia offerta ai ragazzini in mezzo alla strada è l’apice della follia del pazzo omicida.
Quando leggo i commenti sull’attività di salvataggio dei volontari delle Ong, mi viene subito in mente il sicario di “Non è un paese per vecchi”. All’inizio nemmeno io riuscivo a comprendere il perché di questo rimando. Ho dovuto scomporre i pezzi ad uno ad uno per dare una spiegazione a me stesso.
Io credo che il mercato abbia vinto su di noi non solo perché ci spinge a odiare chi è più debole e non regge la competizione, ma molto più perché sta spegnendo il valore dell’amore disinteressato. La follia è credere che ogni gesto vada fatto per denaro. La follia è credere che deve esserci per forza qualcosa di marcio, di losco e una bieca speculazione in chi passa il proprio tempo a dedicarsi agli altri, a soccorrere gente negli incidenti stradali o in mezzo al Mare Mediterraneo. La follia è credere che il proprio tempo lo si possa dedicare gratuitamente solo alle persone di cui ci attorniamo abitualmente, ai nostri amici e familiari, mentre se il nostro amore lo volgiamo verso estranei che non conosciamo dev’esserci certo un trucco, un tornaconto, un interesse nascosto camuffato da uno spesso panno di ipocrisia. Certo, c’è anche chi ci specula. Ma succede anche negli ospedali che qualche primario faccia la cresta o accetti tangenti, senza che questo ci porti a concludere che ogni singolo medico o infermiere sia un corrotto e senza che questo abbia mai condotto nessuno a chiedere la chiusura degli ospedali. Succede anche nelle parrocchie che qualche prete vada a dar benedizioni per fare cassa, ma questo non significa cancellare millenni di umana carità dei missionari.
Ricordo che durante lo scorso anno scolastico, una docente universitaria che si occupa di accoglienza tenne un convegno per spiegare ai ragazzi quale fosse il valore umano di quell’opera. E mi ricordo gli occhi rapiti, totalmente ammirati di una studentessa della mia classe che, alla fine del convegno, mi annunciò di aver fatto richiesta per poter fare la volontaria in una Ong. La sua era solo carità, il desiderio di aiutare gli altri. Non ambizione, non voglia di diventare ricca, solo voglia di restare umana.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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