La scrittura per me è quanto di più “sacro” mi sia rimasto. Leggerla più che produrla, di qualche linea di febbre in più. La scrittura è linguaggio personale, è conoscenza di quanto non si potrà mai incontrare casualmente, è gioia quanto dolore: mi vanno bene entrambi. È essere altro da sé. È incontro, empatia, sommovimento delle ore. È esistenza. Attraverso i libri incontro più persone che nella vita, e impressioni altrui, tatti, olfatti, vista, udito. Io vedo dove i miei occhi non giungono, entro in pensieri che mi avevano o avevo evitato. Ogni libro è un dono altrui, anche quando non ne condivido il contenuto. Ho espresso pochissimi e scontati concetti, non intendo scrivere il capitolo di un bel niente. Solo un post per fb. Chiamiamolo sfogo. Quando da ragazzina saccheggiavo la biblioteca, puntavo un ripiano di scaffale e senza badare a titoli o nomi degli autori, portavo a casa. Dopo, e soltanto dopo, decidevo che probabilmente un certo tipo di scrittura non l’avrei cercata più. Questo solo perché non mi è concesso vivere duemila vite e perché è anche giusto “preferire”. Negli anni ho letto migliaia di scritture maschili e femminili, amando o meno le storie, ma mai ho detto a un libro di contenuto sconosciuto, Tu no. Mai. Quando prima di Natale lessi la dichiarazione del Direttore della Feltrinelli di Bologna, Non leggo molte donne, restai sconcertata inizialmente, poi andai in bolle immense di peste bubbonica, infine scelsi il mutismo temporaneo. E in quest’ultimo stato sono rimasta fino a quando ho visto, sempre pre-natalizie, le classifiche dei libri consigliati dagli “esperti”. In tali classifiche le scrittrici sono praticamente assenti. Dunque c’è un problema che avevo sottovalutato e che certo non liquido con la superficiale frasetta “Ognuno legge ciò che gli pare”. No, non è così semplice la questione. Nel momento in cui una scrittrice non viene neppure presa in considerazione, oppure il suo linguaggio non riesce a comunicare, c’è l’intero universo femminile respinto. C’è un linguaggio ancora prepotentemente accettato solo se è maschile. C’è anche che personalmente vorrei provare ad eliminare i nomi degli autori o autrici dalle copertine dei libri, così, come esperimento. Almeno per qualche anno. Tutta la questione mi pizzica ulteriormente perché lo scorso anno, in una intervista che mi fecero risposi, Credo sia un problema risolto, alla domanda, Ritiene che nel mondo letterario le scrittrici siano ancora penalizzate? Mammamia che ingenua e fessa fui. Cieca rinchiusa in casa mia, a leggere maschi e femmine. A leggere storie e personalità differenti. A leggere Letteratura. Diciamo che non solo la peste bubbonica mi ha colpita, ma anche tutte le malattie esantematiche insieme, e lebbra e, dinanzi a tutto, una rabbia grande quanto tutti gli oceani posti assieme, più le stelle e tutti gli insetti del mondo dentro la pancia. “Voi femministe!” “Sempre lì a fare le vittime!”mi è anche stato detto, come insulto, in qualche mio tentativo di spiegare che l’invisibilità o il respingimento non è una magnifica condizione, soprattutto dopo anni e anni, secoli!, di tentativi di eguaglianza e nessuna supremazia da parte di chiunque. Le differenze dei linguaggi sono necessarie e magnifiche: è apertura e condivisione. Evidentemente le donne non hanno ancora imparato a raccontare belle storie: menù esposto chiarissimo. Non mi importa neppure sapere chi sceglie le pietanze, di fatto il cibo consigliato è maschio. Di fatto nei ristoranti in cucina c’è quasi sempre un cuoco. Le donne che restino a cucinare in casa, zitte, come è sempre stato e, Ma quanto sei brava amore mio! Nascoste. Personalmente sono in battaglia, e non chiamatemi femminista e neppure donna. Se proprio avrete la necessità di inquadrarmi in preda a una dissenteria inarrestabile (e che ci crepiate), chiamatemi Savina: creatura. (prima parte, forse, o la chiudo anche qui) S.D.M.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
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