In Grecia il 5 luglio scorso si è votato per un Referendum importante.
Si chiedeva ai cittadini se continuare ad accettare l’austerità imposta dall’Unione Europea o chiudere con tale rigore.
Il quesito era abbastanza chiaro: “ Dev’essere accettato il piano di accordo presentato da Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale nell’eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta?
Il primo documento è intitolato “Riforme per il completamento dell’attuale programma e oltre” e il secondo “Analisi preliminare per la sostenibilità del debito”
Vinse come sappiamo il No, ossia basta austerità e sacrifici per i cittadini.
Quindi niente nuove tasse, niente tagli alle pensioni, aumenti di Iva e via dicendo.
Su questo lo stesso Tsipras aveva vinto le elezioni e sollevato i soliti facili entusiasmi della sinistra estrema italiana, ma anche dei gruppi antieuro e quindi da Salvini a Meloni e, perché no, anche Berlusconi e la sua Forza Italia.
Senza dimenticare il Movimento 5Stelle.
E tutti a festeggiare direttamente in Grecia con super collegamenti televisivi.
Tutti Greci.
E via con accuse dirette a Renzi e al Pd.
Non si capisce il perché ma anche il referendum Greco, per i vari Civatiani e Salviniani, diceva che Renzi aveva perso e doveva dimettersi.
Passato neanche un giorno dall’esito del referendum, invece, a dimettersi è stato Yanis Varoufakis, il Ministro Greco delle Finanze.
L’uomo che più di tutti si era mostrato integralista contro l’austerità imposta dall’Europa.
E le motivazioni erano abbastanza chiare.
La sua posizione non permetteva di trattare con l’Europa.
Ma in questo contesto qualcosa non quadra.
Per quale motivo il Governo Greco e soprattutto il suo leader Tsipras vogliono ancora trattare con l’Europa?
A cosa è servito il referendum e il suo esito?
Perché le dimissioni del Ministro delle Finanze Greco sono state accettate senza batter ciglio?
Ora l’Unione Europa, come è normale che sia, impone le proprie regole.
E, può piacere o no, se vuoi far parte di un gruppo le regole le devi rispettare.
Soprattutto se hai dei debiti da saldare.
Vuoi soldi dall’Europa? Bene, devi pagare.
Non ci stai? Esci e non tratti più.
Al di la delle questioni politiche questo è il sistema generale.
Si può dire tutto e il contrario di tutto sulla situazione Europea e sui Trattati da rivedere e discutere, ma la crisi Greca è tutta da analizzare e decifrare.
Ma quello che più di tutti emerge è la faciloneria di certa politica.
Facilissimo fare i Greci con i soldi degli altri. Semplice dire usciamo dall’Euro e usciamo dall’Europa.
Poi succede quello che sta avvenendo in questi giorni in Grecia.
Una crisi più politica che economica.
Un Governo con maggioranza di sinistra estrema e gruppo antieuro che, nonostante la vittoria del referendum, non riesce a trovare una via d’uscita coerente con il risultato elettorale.
E vivono in queste ore la comprensibile imposizione dell’Eurogruppo.
La demagogia spicciola per vincere elezioni si scontra inesorabilmente con la realtà.
Ora il Governo Tsipras è ad un bivio, o meglio sull’orlo di un burrone.
Anni senza riforme e senza provvedimenti seri hanno portato debiti e danni.
L’Europa ha continuato a dare soldi e credito.
Ora i rubinetti si stanno per chiudere e tutto si può dire ma è la regola basilare dell’economia.
Ed è ormai evidente che Tsipras ha due sole scelte.
O si fa da parte e tratta definitivamente e ancora con l’Europa, o deve andare sino in fondo e fare quello che hanno chiesto i Greci.
O fuori o dentro.
Tutto il resto sono solo chiacchiere e demagogia.
E come per incanto tutti i Salvini, Grillini e innamorati di Tsipras sono andati in letargo.
Non siamo più tutti Greci.
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