In questo genere di pubblica esibizione – durante la quale ciuffi di disperati senza lavoro ballano per giorni interi l’avvilente danza del Miserere mei Dominus secundum magnam misericordiam tuam, attratti ancor prima che dall’intima soddisfazione per poter mettere all’opera le proprie competenze professionali e rasserenare il nucleo profondo della propria umana identità, dalla semplice serenità e gratitudine ossequiosa per aver conseguito non un lavoro ma un “posto”, una fondamentale possibilità capace di garantire almeno il vitto assicurato per qualche tempo – può capitare che i più fortunati siano anche i meno bravi, i più scarsi o quelli con le migliori credenziali nell’albo del proprio casellario giudiziario.
A uno di questi spettacoli del “mi faccio i cazzi miei”, organizzato e presentato da immarcescibili personaggi, in una sala da ballo sul Molo Ichnusa, partecipano fra gli altri Grazianeddu, non più giovane politico ormai sfiorito dagli anni e già sconfitto dalla vita politica, e tanti altri personaggi che conoscono la data della serata solo pochi giorni prima della scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione, ovvero il 5 maggio.
Grazianeddu guarda tutti a sccfida loffia e brutta e pubblica sui feisbuc il suo curriculum, dal quale si evince che oltre ad essere stato Sindigo del paese di Pappacani e Cetto La Qualunque nell’Ente ormai defunto, nei rispettivi ruoli ha sempre tenuto per sé la delega alla comunicazione istituzionale, ricoprendo anche l’incarico di addetto stampa del Consorzio industriale del defunto ente, dove praticava il cettoqualunquismo anche lì, fino a pochi anni fa.
La sua carriera si era letteralmente trasformata in un nastro trasportatore verso il basso allorquando la Suprema Corte di Cassazione dichiarò l’inammissibilità di un suo ricorso presentato dopo aver subito condanna per abuso d’ufficio nell’ambito di una inchiesta riguardante la costruzione di un complesso turistico-sportivo nel paese di Pappacani. Robetta banale, cosa da fare curriculum, però..: un anno e quattro mesi (con pena sospesa) e l’interdizione dai pubblici uffici per l’identica durata.
Il nostro sembra fuori gioco, ma ecco che appare all’orizzonte – come un angelo annunciatore dal buio della disperata disperazione -l’intramontabile personaggio e la danza del “mi faccio i cazzi miei”, con la variante della serata “ti salvo il culo io”.
La gara, che in caso di vittoria prevede l’assunzione del coordinatore dell’area comunicazione e relazioni esterne di un famoso soggetto privato non profit, che dovrebbe perseguire esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico del territorio sardignolo, vede la partecipazione, oltre che di politici che di politica ormai sanno come il vino spunto, anche di giornalisti professionisti, e si prolunga per molti giorni.
La gara è un vero e proprio gioco al massacro, che porta i concorrenti fino ai loro limiti fisici e psicologici e al completo esaurimento, al punto da continuare in uno stato di semi-coscienza, sostenendosi l’uno al corpo dell’altro, senza riuscire a riposare davvero durante l’attesa dell’esito finale. Allo scoccar della fatidica ora, però, tutte le persone che su quella professione hanno puntato, rischiato, investito, speso anni di formazione e lavoro, capaci di dimostrare sedimentazione esperenziale nel campo della comunicazione istituzionale e nella gestione dei rapporti tra Regione, ministeri ed enti locali, vengono metaforicamente (mica tanto) presi a calci in culo, e buttati fuori dalla gara, neanche chiamati nemmeno per il colloquio preliminare.
A gara finita, il vincitore, debitamente e conformemente laureato e iscritto come pubblicista all’Ordine dei giornalisti, alza la coppa, si gira e fa al resto della glebaglia stupidamente attanagliata all’idea che il merito e le competenze abbiano ancora un senso in questo disgraziato paese, il gesto che Piero Sfraffa fece a Wittgenstein, lasciando Ludwig di stucco senza parole, cosa strana alquanto, almeno per lui…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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