Ci sono cose che prima di affrontarle uno se le immagina, cerca di farsene un disegno tracciato tutto sulle sue aspettative, sulla cultura che possiede e tramite la quale pensa che quelle cose debbano, per funzionare bene e con semplicità, essere concepite bene (eccesso di ottimismo?)
Ma il nostro -sto lì a ripetermelo- è uno strano paese con dei davvero strani abitanti. Cittadini che, nella maggior parte, accettano fatalisticamente quello passa il convento zitti zitti e quatti quatti, presto si adeguano e spesso divengono pure dei veri e propri campioni, in quella “attività” specifica. Altri che quei sogni, quelle immaginazioni sul come dovrebbero funzionare certe cose, invece, li fanno spesso. Per rimanerne puntualmente delusi.
Uno pensa -per esempio- che nella necessità di una licenza edilizia o di una autorizzazione, si debba innanzitutto preparare un progetto, dettagliato e regolare, poi presentarlo insieme alla richiesta documentazione negli appositi uffici dove personale diligente protocollerà e sistemerà il tutto al suo posto nella fila di documenti ed atti diretti all’ente preposto. Dopo di che si attenderà che quell’ente, o chi per lui, si riunisca e decida seguendo i dettami delle normative vigenti, dando prontamente informazione al richiedente sull’esito della valutazione. Tutto normale, in un paese normale. Ma qua da noi, non appena lasci trapelare che stai per richiedere quell’autorizzazione, già chiunque ti ascolti in quel momento, anche il più illustre sconosciuto, comincerà a disegnarti un percorso diverso, più semplice e più breve, ma soprattutto meno incerto nel risultato, a dirti che conosce un politico, quello che fa apposta per te e che per la modica cifra, indifferentemente saldabile in contanti o in voti, quella pratica potrà essere liquidata in metà, se non meno, del tempo e senza nessun problema di sorta. Li chiamano “escamotage“, in francese, in italiano è molto meno poetico. Ci sono pile chilometriche di oneste e legittime pratiche, che giacciono, per anni, in coda alla fila solo perché la priorità è scelta sull’amicizia e gli onesti non li conosce mai nessuno, neanche se gli sono parenti.
Questo esempio, l’escamotage anzi che la prassi, lo vediamo applicare ovunque in Italia, dal “saltalafila” al supermercato e negli uffici, o dal dottore, sino allo smaltimento “faidaté” dei R.S.U. passando per il più classico “parcheggio selvaggio” nei modi e posti più indecenti. Nessuno fa più niente così come è stabilito, le regole sono degli strani optional che finiscono sempre come la pistola fumante, in mano al più fesso.
Lo vediamo nei mestieri e nelle professioni, come ci racconta l’amico Francesco Giorgioni nel suo libro “Cosa Conta”, che l’onesto cittadino aspetta e spera di incontrare una burocrazia ed un sistema efficenti e seri, immagina una professione o una occupazione dove si possano esprimere un po’ di sana vocazione e di impegno -che deve presto ingurgitare ed espellere, se vuole mantenere il posto- dove quell’onestà la si possa esprimere e materializzare in opera, ma trova invece un sistema marcio, dove l’etica e la morale costituiscono solo la facciata dietro la quale si compiono le nefandezze più assurde, le più assurde prepotenze e spartizioni, un fango che tutto rallenta e copre. Hai voglia, di dire che è qualunquismo il vederli tutti uguali, tutti coinvolti, fra appalti truccati, smisurati e infiniti, la TAV, il MOSE, L’EXPO 2015 e il fondo di una Milano, una Venezia e delle Langhe da bere. Gli F-35 bidone e le richieste parlamentari di deroga ai già grassi incassi di satolli e poco chiari biscazzieri di stato delle slot e “grattatine”. Le migliaia, e non scherzo, di fatti e fatterelli giudiziari che coinvolgono questa o quella cricca, questo o quel Comune.
Vergogne quotidiane che siamo costretti ad assumere senza tregua, in un coacervo di notizie e di scene alle quali ci si sta inesorabilmente arrendendo, abituando forse, tanto da vedere ogni giorno di più quell’onestà somigliare all’utopia, sino a stancarsene?
Paiono come cose superflue, l’onestà e la fiducia, in tempi in cui si pretendono le telecamere puntate per obbligarle entrambe nei posti di lavoro, per strada e nelle banche. Ed invece sono fondamentali, se un paese non vuole finire com’è finito il nostro.
Il vero superfluo, è proprio ciò che quelle telecamere proteggono.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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