Scrivere “l’astronauta donna Samantha Cristoforetti” è discriminatorio. Lo ha sostenuto la scrittrice Michela Murgia, in un suo recente intervento alla trasmissione Presa diretta. Porre l’accento sul genere, secondo lei, indica quanto l’universo femminile sia ancora visto come inferiore, limitato. A me pare che si sia davvero esagerando, nel voler cogliere e denunciare discriminazioni ovunque.
Se io avessi titolato sulla Cristoforetti nello spazio, avrei certamente titolato “Donna astronauta”. Senza alcun intento discriminatorio, anzi, con fiero spirito femminista. Il sottotesto non è “ma tu guarda, pure una donna c’è riuscita!”, no, il sottotesto è “vi ci vuole altro per capire che una donna è capace delle stesse imprese di un uomo?”.
È ovvio, ma non per tutti. E a qualcuno bisogna ricordarlo, vista la disparità di trattamento tra i sessi nella società.
Esattamente come è ovvio che un immigrato possa essere una persona generosa o capace di atti eroici, ma ogni volta che uno di loro restituisce un portafogli o salva un bagnante dall’annegamento, nel titolo si sottolinea che è un immigrato: è discriminazione, questa? No, è un mondo per dimostrare l’infondatezza di ogni discriminazione.
La discriminazione spesso non è nella penna di chi scrive ma negli occhi di chi legge.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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