L’assessore alla sanità della Regione Sardegna Mario Nieddu, in un’intervista alla Nuova Sardegna ha affermato che “nessuno poteva prevedere un’evoluzione così rapida e violenta della pandemia”. Potrebbe essere un’affermazione lapalissiana: anche i terremoti non si possono prevedere. E gli uragani e i maremoti e le stragi. Ovviamente non è così. Meglio: non sempre è così. Questo modo tutto fatalista di vedere il mondo può essere valido per chi filosofeggia sul destino, sul fato, sull’impossibilità di non poter prevedere le tragedie. Però, se io mi costruisco la casa a ridosso di un fiume dovrei prevedere che qualche problema, prima o poi, potrebbe accadere. Le cose, per chi si occupa delle persone, si devono prevedere. Obbligatoriamente. Prendete un’evasione da un carcere di massima sicurezza. Ci sono degli studi particolari affinché il detenuto non possa fuggire. Eppure accade, può accadere. Perché qualcosa non è stato previsto. Occorre, allora, effettuare molti passaggi e provare a mettersi nei panni di chi ha effettuato le scelte che hanno determinato l’errore. Se si poteva operare in modo diverso e quel mio operare sarebbe servito a scongiurare l’evasione dal carcere si tratta di un errore umano. Se, invece, non potevo fare assolutamente niente in quel contesto (non c’erano le telecamere, per esempio) l’errore è strutturale. Nel caso della Sardegna siamo davanti allo stupore che viene narrato non da chi distrattamente osserva le cose e ritiene che siano fatte male perché, per esempio, quello che se ne occupa è della parte avversa, ma da chi, invece, dovrebbe occuparsene seriamente e provare a comprendere dove sia l’errore e perché l’emergenza non si potesse prevedere. Qualche piccola domanda: dopo un terremoto cosa fanno gli esperti? Analizzano il terreno, verificano se i palazzi erano stati costruiti con le regole antisismiche e si adoperano – si spera – affinché nel futuro ciò non possa accadere. Così quando si è davanti ad un incrocio pericoloso nel quale molte persone perdono la vita. Lo si corregge apportando modifiche strutturali utili per risolvere o comunque arginare il problema. Davanti all’incrocio della morte non possiamo dire: “non l’ho costruito io” e non possiamo affermare neppure che non era prevedibile un aumento di incidenti. Ci sono più auto che negli anni settanta. Si doveva, ovviamente prevedere. Tutto lapalissiano, tutto semplice. Quindi: alla risposta “non potevo prevedere tutto questo” la successiva domanda dovrebbe essere: “Ha almeno compreso se si tratta di un problema strutturale o è imputabile una serie di errori umani? E in ogni caso: adesso cosa avete intenzioni di fare?” In quel carcere, dove ci fu l’evasione furono acquistate le telecamere, fu effettuato un corso di formazione sui comportamenti dei detenuti, fu attivata una check list di operazioni da effettuare quotidianamente. L’assessore Nieddu ha la possibilità di rimediare. Lo deve fare subito, lo deve fare bene. Lo deve prevedere. Per la Sardegna e per i sardi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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