La dose di morfina aumenta ogni settimana di più. La fine è una sentenza già scritta, serve solo renderla meno dolorosa. Ma la sofferenza fisica, in certi momenti, resta insopportabile: quando il più piccolo dei tre figli lo sfiora, forse implorando l’affetto del padre, lui risponde con urla strazianti. Ogni contatto con la sua pelle delle dita di un bambino è una randellata sui denti. Ha scoperto di avere un tumore prima dell’estate, ma quando i medici se ne sono accorti il male aveva già invaso il suo corpo, penetrando nel cervello. A cinquant’anni. Un tempo lo vedevo sfidare la morte su una moto potente, oggi la morte si è presa la sua rivincita con crudele lentezza. Mentre scrivo vegeta in un letto, incapace di trattenere in bocca il cibo che gli viene infilato tra i denti con un cucchiaio. La moglie, da mesi, dorme su una poltrona. Notti spezzate mille volte dai lamenti, dalla disperazione. Rassegnata, tenuta in piedi dal dovere di madre. A volte lui si spegne e pare che il suo respiro si sia spezzato per sempre. Ma poi la sofferenza ricomincia, per sfregiare altro tempo senza speranza.
Non è fantasia quella che ho scritto, è tutta verità. È chissà quante altre storie identiche si consumano, nel mondo, mentre scrivo.
Non so se lui voglia restare aggrappato alla vita sino all’ultimo istante o se implori la morte. Non so. Ma se volesse dire basta, l’ultima cosa che mi aspetterei di sentire nel momento dell’addio sarebbe la condanna della Chiesa di Francesco. Non è giusto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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