Ciò che mi spaventa nel Pd è che non se lo aspettasse. Che la sua conoscenza della Sardegna in cui opera e governava non fosse tale da fargli prevedere questo tracollo che ha avuto come immediata conseguenza le dimissioni del sindaco di Sassari Nicola Sanna. Che la favola di un testa a testa tra il candidato sorridente del centro sinistra e l’ectoplasma della destra nascosto dietro una delle divise di Salvini fosse presentata come verità, sino a quell’exit pool credibile quanto una banconota da tre euro, come si era accorto da subito anche chi la politica la fa al massimo leggendo qualcosa su Facebook.Io non so quanto Zedda riuscirà a costruire un nuovo soggetto politico della sinistra. Ha senz’altro un’immagine accattivante e positiva. Quando alcuni giovani sassaresi se lo sono visti irrompere in un noto pub notturno dopo l’immersione nella folla istituzionale del Teatro Comunale, sono rimasti bene impressionati: è uno che sa che birra ordinare e sa parlare di alcune cose interessanti. Ma ancora non ho capito che cosa ci sia dietro questa immagine in quanto a capacità di direzione politica e quanto riuscirà a tradurre in questo difficile campo, tutto da costruire, la sua buona esperienza di sindaco. Mi lascia un po’ perplesso il fatto che su temi complessi o imbarazzanti tenda a non approfondire. Ma in fondo l’ho conosciuto in questa veste di leader in un periodo del tutto particolare che è quello della campagna elettorale.Per adesso giudico abbastanza abile, anche se non del tutto riuscita, la sua pervicace volontà di nascondere quanto più possibile la presenza del Pd tra le liste associate. Se questo partito fosse stato più evidente, la sconfitta sarebbe stata più amara.Ma per adesso la casa della sinistra è, per necessità, soprattutto il Pd. E questo mi preoccupa. L’altro giorno qualcuno mi ha raccontato di alcuni giovani che in passato si sono iscritti al partito e poco dopo hanno appreso di riunioni convocate senza che alcuno li avesse avvertiti. So di persone di area che quanto hanno tentato di avvicinarsi, di contribuire in qualche modo a un dibattito interno che poteva avere importanti conseguenze esterne, sono state cortesemente invitate a farsi i fatti loro. Personalmente mi sento vittima più o meno reale o soltanto “percepita” (è una parola che sta andando di moda tra alcuni quadri di questo partito quando vogliono dirti che sei un imbecille che non capisce niente) di un atteggiamento di chiusura e di conservazione dei sempre più sparuti equilibri interni e per questo penso che non parteciperò alle prossime primarie. Scegliendo Zingaretti o altri avrei la sensazione di uno che va in casa d’altri a dire “quel tavolino spostalo nel tinello e quella libreria conferiscila al deposito di nettezza urbana perché è tutta tarlata”. Insomma, roba da maleducati, non vorrei apparire tale.Ma siccome non vedo consistenti e imminenti alternative in formazione, mi spaventa questa inadeguatezza politica e analitica del Pd.Una sconfitta prevedibile e non prevista.La condanna da parte del consistente, attivo e capillare mondo dell’ambientalismo sardo aveva lasciato il partito indifferente. Le critiche alla legge urbanistica erano state liquidate con sprezzanti accuse di estremismo, con epiteti tipo “radical chic” molto simili alle volte, per stile e linguaggio, a quelli della peggiore incultura fascio leghista o del populismo protogrillino. Hanno praticamente lasciato solo il sindaco di Sassari Nicola Sanna che alle regionali si era candidato con loro soprattutto per la sua pervicace e per certi aspetti incomprensibile lealtà nei confronti di un partito che gli ha reso la vita impossibile sin dal primo giorno di mandato come primo cittadino. Io penso (esponendomi al ludibrio di molti che non la pensano così) che Nicola Sanna sia stato un buon sindaco e che a creargli un’immagine negativa sia stata la precarietà alla quale il suo partito lo ha condannato, costringendolo a continui accordi interni in nome della governabilità, patti e rimpasti che alla città apparivano quali segnali di debolezza suoi e di sterile volontà di potere da parte del Pd.Sanna ha fatto le spese anche del malumore dei sassaresi per il noto problema delle risorse squilibrate e il cagliaricentrismo della Regione. L’unica sua responsabilità, però, è stata quella di non distinguersi sufficientemente, sempre per atavico senso di appartenenza, dalle posizioni più o meno ufficiali del Pd su questo argomento. Una linea di partito improntata alla supponenza, alla sciocca difesa con esposizione di elenchi di rimesse della giunta Pigliaru, fingendo di non capire che il risentimento dei sassaresi non riguarda l’ultimo governo regionale ma un’idea complessiva di Regione espressione degli interessi del capoluogo: trasversale politicamente e antica quasi quanto il Piano di Rinascita.Una vista corta, quella del Pd, che portava certi suoi quadri a insultare chi poneva questo problema, associandolo superficialmente alla sottocultura del campanilismo da scritte murali contro Cagliari, senza capire che il disagio era ormai condiviso anche da settori culturali e sociali ampiamente rappresentati nell’ettorato progressista. E’ mancato un partito che capisse che all’origine di questo disastro c’è il trasferimento di tutto al Sud, il cui ultimo atto è sfortunatamente cominciato proprio quando la Regione issava la bandiera del centro sinistra: una politica che ha distrutto le autonomie sarde, le piccole patrie economiche e culturali che nel loro equilibrio contrastavano il terribile problema dello spopolamento e questo equilibrio lo garantivano sul piano regionale. Se tu facevi discorsi del genere, il Pd ti dava del visionario, del qualunquista, e citava trionfante i milioni concessi alla rete metropolitana sassarese, che in realtà non sono altro che la somma di quelli che comunque sarebbero andati ai singoli Comuni che la compongono. Ora in questo partito vedo addirittura, da parte di alcuni, sparate pubbliche in cui si dice ai sardi che la colpa è loro, che hanno voluto la destra leghista e ora se la dovranno subire. Mi sembrano sfoghi inopportuni quanto quelli di Berlusconi contro gli italiani che non lo votano e forieri di suicidio politico quanto il via libera dei 5Stelle all’immunità per Salvini.Saprà costruire Zedda un soggetto politico, libero dai caporali pd, che sia invece capace di capire e contrastare i motivi della fuga del proprio elettorato? Proprio non saprei dirlo. Ma indubbiamente mi darebbe da sperare un leader che anziché dire “e ora sono cazzi vostri” oppure “avete voluto la bicicletta, adesso pedalate”, sapesse scomporre, analizzare e recuperare i voti di sinistra finiti nell’astensione, nei 5Stelle (e non tornati anche dopo la déblacle) e persino, tanti, nella Lega. Che tipo di sfiducia disperata c’era in un elettorato che ha persino superato la barriera ideologica del razzismo per inseguire le speranze di riscatto economico confusamente agitate da questi populisti? E’ sufficiente insultare senza impegnarsi a capire chi ha fatto questo scelta?Penso che la ricostruzione della sinistra debba muovere da queste domande.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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