“Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata ‘decreto Berlusconi’, cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna”. (Vittorio Feltri, L’Europeo, 11 agosto 1990, subito dopo l’approvazione della legge Mammì).
Tempo fa un mio insegnante del liceo mi ha chiesto se potessi parlare di informazione e giornalismo alla sua e alla mia scuola. Naturalmente ho accettato: non sono in grado di dare lezioni a nessuno, ma posso raccontare la mia esperienza da giornalista, insinuare dubbi e sviluppare interesse verso il mondo della comunicazione. Sono stato presentato come “giornalista-scrittore”, anche se di libro ne ho scritto solo uno. Però quel libro racconta l’avventura di un giornalista e anche questo è servito ad alimentare il mio discorso, senza che i cenni al mio romanzo apparissero una troppo interessata divagazione. E così venerdì scorso ho parlato per un’oretta a ragazzi nati alla fine degli anni novanta. Ho preparato la mia piccola conferenza mettendo assieme una serie di appunti sulla professione, riferimenti normativi, dati di vendita, classifiche sulla libertà di stampa nel mondo e alcune tra le più dirompenti inchieste giornalistiche, primo fra tutti il caso Watergate. Però non avevo nessuna intenzione di mostrare solo gli aspetti positivi della professione: “Se racconto loro come questo mestiere viene maltrattato da qualche giornalista, forse qualcuno di questi ragazzi ne prenderà a cuore le sorti e potrà appassionarsene, magari solo per senso di giustizia”, ho pensato. Ho anche creduto che rievocare bufale e mistificazioni fosse utile a stimolare gli anticorpi critici di questi giovani, figli di un’Italia in cui molti hanno ancora difficoltà a distinguere un post di Lercio da una notizia vera.
“Qualcuno di voi conosce il metodo Boffo?” ho chiesto. La risposta ve la potete immaginare: il mio pubblico andava alle scuole elementari quando quella miserabile vicenda avvenne, non poteva conoscerlo. Ma anche tanti adulti in sala mi è parso non ne sapessero nulla. Allora ho spiegato del pestaggio de Il Giornale di Vittorio Feltri contro il direttore di Avvenire Dino Boffo, ho spiegato a chi appartenga Il Giornale e perché ce l’avesse con Boffo, ho aggiunto che quel giornalista era stato additato da un altro giornalista come omosessuale molesto e messo alla gogna davanti al mondo. Il tutto perché osava esercitare le sua facoltà critiche verso un governante che, guarda la combinazione, era anche l’editore de Il Giornale. Ho concluso precisando che le accuse de Il Giornale a Boffo si erano rivelate del tutto Inventate, tanto da indurre l’Ordine dei giornalisti a sospendere Feltri per alcuni mesi. Nel frattempo, reputazione e carriera del direttore di Avvenire erano andati in pezzi. Poi, attraverso il microfono, ho fatto scivolare in mezzo agli ascoltatori un’altra informazione di strettissima attualità: “Oggi – era venerdì – Feltri ha ricevuto cinquantuno voti nello scrutinio per eleggere il Presidente della Repubblica”.
Beh, sapete, nel volto di qualcuno di questi quindicenni ho letto stupore.
Non sapevo ancora che Sergio Mattarella sarebbe stato eletto Presidente della Repubblica. Fossi stato indovino, ai miei ascoltatori non avrei risparmiato la citazione dell’articolo che ho issato in cima a questo post: un pezzo del 1990 firmato da Feltri per l’Europeo, nel quale Feltri attaccava pesantemente Berlusconi e la legge Mammì sull’emittenza televisiva. Negli stessi giorni in cui quell’articolo veniva scritto, il 27 luglio 1990, Sergio Mattarella si dimetteva da ministro perché in dissenso sull’approvazione della legge Mammì, in dissenso con lo stesso Governo di cui faceva parte. Il nuovo Capo dello Stato e Feltri, su quella faccenda, la pensavano allo stesso modo. Tre anni dopo Feltri sarebbe diventato direttore de Il Giornale, quotidiano di Silvio Berlusconi. Fondatore e padrone di televisioni che, scriveva allora Feltri, potevano trasmettere in tutta Italia in forza di un “decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna”.
Ho raccontato questi fatti, ai ragazzi, perché spero che qualcuno di loro abbia la curiosità di approfondirli autonomamente e si faccia un’idea di come sono andate le cose in Italia, negli ultimi vent’anni. Spero possano comprendere come e perché certo giornalismo i fatti del nostro tempo li abbia distorti ignobilmente.
Magari non c’entrerà molto con quanto ho scritto sinora, ma a me che Sergio Mattarella sia stato democristiano non me ne importa granché. Spero sappia essere un buon presidente e mi auguro dia dimostrazione di equità. Lo giudicherò dai fatti, non dalle tessere che ha posseduto. Spero che i quindicenni di oggi facciano lo stesso e sappiano anche valutare l’equità nel giudizio di chi, a Sergio Mattarella, ancora oggi non ha perdonato quelle dimissioni di venticinque anni fa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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