Tutto avresti potuto dire tranne “non me ne sono accorto”. Perché non puoi frenare per venti metri, investire un uomo sulle strisce, vederlo rimbalzare sul cofano e poi sul parabrezza, osservare quel corpo volare, schiantarsi sul marciapiede e dire “non me ne sono accorto”. Non puoi andartene via a tutta velocità senza fermarti e andare al lavoro come se nulla fosse, con la macchina ammaccata e il vetro lesionato e dire “non me ne sono accorto”. La tua auto era senza assicurazione e di quello, probabilmente, ti eri accorto.
C’era una volta un signore gentile che tutte le mattine percorreva la via che costeggia la mia casa, attraversava diligentemente la strada sulle strisce e continuava la sua passeggiata. Tre giorni prima di Natale il suo cammino si è fermato per sempre su quelle stesse strisce. Sull’asfalto erano rimasti il suo cappellino e una scarpa, dentro i circoli di gesso che ogni scena del crimine presenta. Sul marciapiede c’era lui, agonizzante, il fiume di sangue che colava dalla testa, la pietà di una giovane donna che, in attesa dell’ambulanza, gli restava accanto. C’era il solito imbecille che scattava foto e girava video senza ritegno. “Che cazzo sta facendo” avrei voluto dirglielo io, invece glielo urla una dottoressa del 118 mentre un collega pratica il massaggio cardiaco e lui continua a tenere lo smartphone fisso sul moribondo.
Tutto avresti potuto dire tranne “non me ne sono accorto”. Mentre sfrecciavi per la città con in testa chissà quali pensieri, hai creduto che nessuno ti avesse visto. E mentre lo facevi, l’uomo che avevi investito agonizzava disteso sul marciapiede. E prima che l’ambulanza lo portasse via sono arrivati i primi parenti. E lo hanno visto così, con il sangue che colava dalla testa e il battito che se ne andava. E hanno pianto e si sono disperati. E mi chiedo se tu abbia trascorso la tua giornata in compagnia del rimorso oppure se ti sia ripetuto “non me ne sono accorto” all’infinito.
Hai creduto che nessuno ti avesse visto, a quell’ora del mattino, l’ora della passeggiata di quel signore gentile che, se ti avesse incrociato a piedi, avrebbe salutato con un “buongiorno”. Invece qualcuno ti ha visto e ha parlato. Quando hai capito che ti stavano addosso, ti sei presentato per dire “non me ne sono accorto”. Non so come trascorrerai il tuo Natale, visto che per un po’ la tua casa sarà la tua prigione. Sempre meglio della galera. In fondo, non ti è andata così male.
Sai, non avrei mai pensato di scrivere ciò che ho scritto se non ti fossi giustificato in quel modo. Ma ho pensato che te lo meriti. E, nel caso ti avessi turbato, sappi che non intendo scusarmi. Diciamo che non me ne sono accorto.
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