Mi è venuta in mente la bellissima canzone “non mi rompete” magnificamente interpretata da Francesco Di Giacomo (era nato a Siniscola e domani, 22 agosto, avrebbe compiuto 75 anni. Auguri comunque) e inserita nel terzo album del Banco del Mutuo soccorso “io sono nato libero”. (1973).Mi è venuta in mente pensando – e leggendo – di questa stanca, tortuosa, appiccicosa (per il caldo, ovviamente) e inutile campagna elettorale dove non c’è passione e neppure voglia di confronto. Si litiga, come i bambini capricciosi, non per ottenere più caramelle ma per il colore della loro buccia. Metti la flax tax (e dirla in italiano male non farebbe) e toglila, e metti il PNNR (anche qui, sempre nomi altisonanti e complessi) e toglilo, e metti il reddito di cittadinanza, ma solo di lato, magari con modifiche, senza modifiche, a pallini, senza pallini. Gente che continua a ballare sulla tolda del Titanic. Insomma, alla lettura dell’ultima polemica legata alla “par condicio” (parolaccia che ci portiamo dietro da troppo tempo) sulla partecipazione degli schieramenti nel salotto di Vespa ecco scaturire la guerra santa. Gli schieramenti avversi sono più di di due, tutti devono avere uguale dignità, vogliamo parlare e confrontarci con i nostri avversari anche noi per lo stesso tempo. Mi chiedo: a dire cosa? Sappiamo benissimo che nessuno, sottolineo nessuno, ha un programma serio e degno di questo nome. Sappiamo benissimo che nessuno, sottolineo nessuno, ha scritto un programma per i prossimi cinquant’anni, fregandosene beatamente dei giovani e di chi verrà dopo di noi però tutti vogliono il diritto di tribuna per provare a convincerci della lora bontà e immensa saggezza. Ma davvero si è convinti che Bruno vespa e il suo salotto sposta voti? Ma davvero siete così convinti che la par condicio porta consensi? Fate una cosa: buttatela in musica e, per favore, non mi rompete. Ascoltatevi il Banco e la loro musica progressiva, avanti anni luce quando la produssero negli anni settanta e moderna ancora oggi. E aggiungo: non guardo il salotto di Vespa da oltre quindici anni e vivo molto, ma molto felice.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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