Una disgrazia. L’esplosione dovuta ad una fuga di gas. L’estremo saluto a quelle due salme in una chiesa di Arnasco, in provincia di Savona. Il silenzio che avvolge il dolore. Il prete che celebra la Messa. Siamo in Italia e tutto questo appare normale. Ma il sacerdote, Don Angelo Chizzolini, lo stesso strano e curioso signore il quale a settembre aveva dichiarato che, piuttosto che aprire le porte agli immigrati, così come suggerito da Papa Francesco, avrebbe dato fuoco alla canonica, decide di riservare solo alla salma di Dino Andrei cinque benedizioni mentre alla moglie Aicha Bellamoudden, orginaria del Marocco ma italiana da tempo, niente: né benedizioni e neppure nessuna citazione durante la preghiera. Il Vescovo gli aveva ordinato appena due giorni prima lo svolgimento regolare della cerimonia, citazioni e benedizioni comprese. Don Angelo Chizzolini non ne ha voluto sentire. Lui ha deciso non in nome di Dio ma solo ed esclusivamente per con di Dio. Un Dio, beninteso che, a dirla tutta, è lo stesso per le tre religioni monoteiste: islam, cristiani ed ebrei. Cambia tutto quello che c’è intorno. La squallida vicenda è davvero figlia dei nostri tempi e supera di gran lunga la normale decenza. E’ un gesto squalificante per la chiesa cattolica e per il suo Papa che la rappresenta, è inqualificabile per un popolo ed è insostenibile come gesto. E’, se posso permettermi, un’immensa bestemmia. Forse la più alta e peggiore. Urlata nel silenzio del tempio del Signore. Chi è Don Angelo Chizzolini per poter giudicare i vivi e i morti? Non dovrebbe farlo, secondo le sue scritture, solo quel Dio che dovrebbe ritornare una seconda volta a pianificare le ingiustizie? Sono sempre travagliato dall’immensa tempesta del dubbio e la ricerca interiore di religiosità è cosa complessa. Ma ho una grande certezza: quel Dio, qualsiasi Dio che ha visto il gesto di Don Angelo ha sicuramente sbottato. Non si bestemmia in suo nome e non si soppesa l’anima in base al luogo di nascita. Tutto questo rattrista e ci fa diventare sempre di più un popolo cinico che scivola nell’ingordigia, nel pressappochismo, nell’egoismo più bieco e inutile. Quel Dio, qualsiasi Dio ha sicuramente concesso la benedizione a Aicha. E’ il prete che rischia di non essere assolto e, insieme a lui, coloro i quali accettano ancora queste divisioni terribili, queste persecuzioni razziali che continuano anche oltre alla morte. Per loro e per questi gesti non c’è Dio che tenga.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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