Nel suo On Writing, il grande Stephen King racconta un aneddoto per parlare dello stile narrativo di James Joyce: Un giorno, andandolo a trovare, un amico lo avrebbe trovato riverso sullo scrittoio in un atteggiamento di profonda disperazione. «James, cos’è che non va?» avrebbe chiesto l’amico. «È il lavoro? Quante parole hai scritto oggi?» avrebbe domandato l’amico. E Joyce: «Sette». «Sette? Ma, James, è ottimo per te!» «Sì» avrebbe risposto Joyce alzando finalmente la testa «Suppongo di sì, ma non so in che ordine vanno!».Questa piccola e illuminante storia serve per fare la domanda delle domande a tutti quelli che citano, discettano, fanno finta di sapere e di conoscere: “Quanti di voi, hanno letto l’Ulisse di Joyce? Non le prime pagine ma proprio tutto tutto l’Ulisse?” Credo che pochissimi saranno disposti a dire la verità. Perché tutti, chi più chi meno, pensiamo di essere Jep Gambardella che alla domanda “Cosa ti piace di più veramente della vita?” lui rispondeva “L’odore della casa dei vecchi” mentre gli altri rispondevano “la fessa”.Non ho letto l’Ulisse e non ci provo neppure. Me ne son fatto una ragione da tempo e non ritengo che questo fallimento possa minare la mia autostima di buon lettore. Molti vivono come un complesso di inferiorità affermare di non aver letto certi “classici”. Una volta un mio amico mi disse che aveva deciso l’approccio con Joyce attraverso un Oscar Mondadori, una guida alla lettura dell’Ulisse. Non mi ha convinto neppure quella scelta anche perché se qualcuno scrive un libro per spiegare un libro qualcosa di strano ci deve essere.Non ho letto l’Ulisse e non ho letto altri molti libri considerati “di formazione”. Non ero destinato a diventare Jep Gambardella anche se continuo a leggere altre storie.Per quelli colti, quelli che hanno sempre una risposta a tutte le domande, ricordo che oggi ricorre l’anniversario della morte di James Joyce, scomparso a Zurigo il 14 gennaio 1941. Oltre all’Ulise ha scritto altre opere come “gente di Dublino” che, per coerenza, non ho letto. E non intendo farlo. Mica sono Jep Gamberdella io.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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