La modernità di un paese si misura dal peso della burocrazia. Noi non siamo tra i primi posti in Europa in questo campo e, probabilmente neppure nel mondo. La storia dell’insegnante licenziata perché non ha prodotto il certificato penale è senza dubbio assurdo. Per tutta una serie di motivi. La maestra elementare è assunta il 1° settembre 2015, dopo un decennio di precariato. Felicità e abbracci. C’è un piccolo neo, a dire il vero: prima di lavorare nella scuola, per dare un aiuto alla famiglia, la maestra va a raccogliere delle frutta, lavoro stagionale da bracciante agricola che svolge per qualche anno. L’Inps svolge una serie di accertamenti e rileva che ci sono dei contributi sbagliati relativi alle giornate lavorative. La maestra subisce un processo. Siamo nel 1995 e la condanna è un’ammenda. Quella condanna, però rimane nei carichi pendenti (e non nel certificato penale). La maestra dimentica di avvisare il Provveditorato e per colpa di quell’ammenda, il 22 gennaio 2016 è licenziata per “indegnità”. Non vado oltre sulla presunta follia di quest’alchimia burocratica e faccio solo qualche brevissima considerazione:
Il certificato dei carichi pendenti riporta tutte le denunce, anche quelle che si risolvono con un nulla di fatto e le accuse rimangono “pendenti” per anni, in quanto non c’è una corrispondenza immediata tra la condanna o la derubricazione e la cancellazione del carico. Il cittadino deve quindi chiedere un certificato “penale” aggiornato con tutte le condanne passate in giudicato (ometto un’altra serie di eccezioni relative ad indulti, non menzioni e riabilitazioni ottenute dal Tribunale di Sorveglianza che “ripulisce” il certificato).
La maestra dichiara in un’intervistata rilasciata al Fatto Quotidiano che il suo avvocato si prodigherà a presentare il certificato penale. Nel mentre (altro assurdo) la maestra presenta una domanda di supplenza ed è assunta per sostituire se stessa.
la cosa incredibile è però un’altra: perché il Provveditorato agli studi richiede un certificato che, ai sensi della Legge 12 dicembre 2011, n. 183 deve acquisire dal Ministero della Giustizia? La legge, in vigore da ormai quattro, anni vieta alla Pubblica Amministrazione di richiedere ai cittadini la presentazione di documenti in possesso di altre pubbliche amministrazioni. Provo a tradurre: la maestra non doveva presentare nessun certificato penale ma era il Provveditorato che doveva richiederlo al Ministero della Giustizia. Si sarebbe scoperto che la maestra, pur avendo quel vecchio carico pendente derubricato a semplice ammenda, aveva un certificato penale pulito nel quale compariva la parola “nulla” e la sua dichiarazione, fatta all’atto dell’assunzione, non era falsa e lei era quindi degna di continuare a lavorare nella Pubblica Amministrazione.
Non basta scrivere e conoscere le Leggi. Bisognerebbe anche saperle applicare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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