Sono giornate forti e decisamente contorte. Non è più il tempo di sopravvivere e di applaudire ai nonni che ci sculacciano. Non è più il tempo di starcene nelle nostre magnifiche palizzate a dipingere un futuro con dei colori scialbi e decisamente passati di moda. Non è più il tempo di urlare tutta la nostra rabbia che non provoca nessun assalto al cielo, che non condensa le lacrime e ripropone una nuova strada. Non è più il tempo. E’ bello vivere di ricordi, la nostra adolescenza che riappare e ci fa sembrare tutto più limpido e più bello e ci fa credere che solo la nostra gioventù valeva la pena diessere vissuta. Non è più il tempo di macinare antichi sorrisi e antichi abbracci e antiche bandiere che, in ogni caso, son rimaste arrotolate in attesa di una rivoluzione che non è mai arrivata, come la vittoria netta e risoluta che abbiamo atteso. Inutilmente. Non è più il tempo di dire che erano meglio le assemblee, quelle parole urlate tra confusione e sudore, quel voler esserci a tutti i costi e non essere mai al posto giusto. Quel camminare nelle piazze coni pugni chiusi e rilanciare un segno che nessuno voleva vedere. Non è più il tempo di ritornarci a quei silenzi e non è più il tempo di far finta di non riconoscere tutti i segni che ci hanno superato. Le assemblee che sono i socialnetwork, quei pugni chiusi lunghi tweet che cinguettano alti verso lo stesso cielo che continua, sordo, a non voler sentire. Non è più il tempo di divideree dividere e dividere anche se vorrei poter scegliere, ma non è più il tempo di pretendere il massimo e il migliore, che poi sarebbe il mio massimo e il mio migliore. Non è più il tempo di almanaccare sui tatticismi con miriadi di “distinguo” quando il tempo ha lavorato per non fare e per non dire. Dove eravate quando c’era da riscrivere il conflitto di interessi? Dove eravate quando le leggi venivano violentate, spezzettate, ritagliate? E non diteci che non lo potevate fare. Non è più il tempo per credersi “i migliori”. Avevate tutto il tempo per dimostrarlo e lo avete sprecato.
Adesso è il tempo di costruire un nuovo tempo perché i nostri figli non hanno tempo,adesso è il tempo di ridisegnare gli orizzonti, di ridefinire gli assetti di provare a ripartire. Non è più il tempo di Guernica. Lasciamo spazio a nuove tele. Potrà anche non piacerci il disegno finale, ma è necessario cominciare a disegnare insieme. Non è più il tempo, infine di dire con la destra mai. Perché quelli che lo dicono hanno già tradito e hanno distrutto il tempo e la passione. Ma poi, dovendo ritornare indietro e ragionare come al mio tempo mi dite cosa c’entrano Marini, Franceschini, la Bindi e Renzi con con il mio mondo? Ai miei tempi stavano dall’altra parte. Insomma: non è più il tempo dei buoni e dei cattivi. Perché è cambiata la lavagna, la scuola e i professori. E gli alunni vivono altri tempi. Questi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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