L’informazione è un bene prezioso che va maneggiato con cura.
Quando l’ossessione dello scoop va palesemente oltre la ricerca della verità, è un dovere segnalarlo.
E lo stesso vale quando opinioni e fatti vengono pericolosamente mescolati per forzare una tesi.
Un giornalista ha due strade davanti a sé, quando gli sembra di avere acchiappato una notizia.
Può fermarsi alla prima impressione, a volte ingannevole, e tirare dritto per la propria strada fino alla pubblicazione, assumendosi le responsabilità di ciò che ha scritto.
Oppure può andare oltre, cercare verifiche e riscontri e avere l’umiltà e il giudizio per ammettere che quella apparente notizia in realtà non lo era e, in definitiva, non meritava di andare in stampa.
I giornalisti della prima categoria cercano lo scoop, quelli della seconda la verità.
Forse tutti noi ci saremmo impressionati, se avessimo visto ricoperto con un cerotto luccicante un pezzo dell’aereo su cui stavamo per decollare.
Siccome però viviamo da tre decenni nell’era di internet e trovare informazioni è molto semplice, sarebbero bastati cinque minuti di ricerca su Google per capire quanto diffuso sia in aeronautica l’uso dello scotch aeronautico o dei pannelli d’alluminio per le provvisorie riparazioni di piccoli danni.
Quando ho letto lo strillo sulla home page di Videolina, non essendo io esperto di aerei, mi sono messo a cercare precedenti e siti specializzati che dessero spiegazioni più convincenti del “ci trattano come una colonia”.
Perché attorno al ci trattano come una colonia gravita tutta la questione.
Fatte le mie elementari ricerche, ho scoperto che molto prima di Mauro Pili decine di altri internauti avevano filmato interventi su aerei cui venivano applicate pezze di alluminio.
Il primo caso che mi è capitato risale al 2011 e riguardava un velivolo di linea impiegato su una rotta interna degli Stati Uniti, che non mi pare sia colonia di nessuno.
In tutti i casi, le compagnie aeree hanno dimostrato che gli interventi erano regolarmente autorizzati e compiuti nel rispetto delle normative di sicurezza.
A quel punto, un operatore dell’informazione si sarebbe fermato e avrebbe rinunciato a dare la notizia, semplicemente perché quella che ad un occhio profano poteva sembrare effettivamente notizia, in realtà notizia non era.
Al massimo avrebbe potuto segnalare quell’insolito metodo di riparazione – alla luce dei fatti, nemmeno insolito – e magari riservarsi ulteriori approfondimenti.
Invece si è puntato su un titolo a sensazione in prima pagina e, assecondando il nuovo corso simil indipendentista de L’Unione Sarda, si è ritenuto l’aereo “incerottato” una mancanza verso la Sardegna colonia.
Ed è questa interpretazione politica dell’inesistente caso a fare la differenza e a rendere non un semplice infortunio quanto avvenuto.
Aggiungere diranno che è tutto in regola! E c’è chi ci crede! lascia intendere viltà e tontaggini che andrebbero meglio spiegate, se non si vuole cascare nel complottismo puro.
Oggi sono fatalmente piovute le smentite. Una significativa è arrivata dal comandante Alitalia Nando Orrù, pilota con trentanove anni di esperienza e diciassettemila ore di volo all’attivo: la trovate su Facebook.
Un punto mi ha colpito più di altri, tra quelli evidenziati dal comandante Orrù: la confusione sull’anno di immatricolazione dell’aereo Ita Airways.
La vera emergenza di questi tempi non è la sicurezza aerea, ma la qualità dell’informazione.
Perché la storiella dell’aereo incerottato oggi ha meritato addirittura un vistoso titolo sulla homepage di Repubblica, che ha riportato pari pari l’allarme arrivato dalla Sardegna senza sottoporlo a ulteriori verifiche.
Ormai più che l’effettiva sussistenza di fatti di interesse pubblico contano i click e la curiosità di chi legge.
Ma l’informazione è altra cosa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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