Vi ricordate? Erano i giorni successivi all’undici settembre. Gli Usa e il resto del mondo occidentale dichiaravano guerra al terrorismo. Allora si disse che quel tipo di guerra al terrorismo, con quegli effetti collaterali, non poteva funzionare ed anzi, avrebbe provocato una recrudescenza del terrorismo. Mica ci voleva tanto a capirlo. E’ stato sconfitto il terrorismo? A quanto pare no. Le bombe non sono servite a nulla. Non è servito a nulla uccidere un milione di civili in Iraq, destabilizzando il paese dove poi, in quel caos, nacque l’Isis. Non è servito devastare l’Afghanistan, dove oggi i talebani sono più vivi che mai. Non è servito a nulla scoperchiare e bombardare la Libia, una volta il paese africano con il più alto indice di crescita umana, oggi in balia delle bande di predoni e mercenari. Non è servito destabilizzare la Siria, oggi nodo irrisolto di una situazione incandescente che non potrà che peggiorare. Era così difficile comprenderlo? Ai più sembrava una cosa normale, fisiologica. Oggi, nonostante gli evidenti errori del passato, si prosegue sulla stessa strada, a quanto pare. Poi dice che uno pensa male, che uno diventa complottista. L’Isis va fermato, è chiaro. Se possibile anche con le bombe, sempre che non vi siano civili di mezzo. Ma è chiaro, è evidente, che molto di più delle bombe lo possono fare gli investigatori, i servizi di intelligence che dialogano tra di loro, la cooperazione tra i paesi. E’ da qualche giorno che si è conclusa una guerra simulata, anche qui da noi, in Sardegna. La Trident Juncture, una delle più imponenti esercitazione della Nato mai viste, ha mostrato la sua potenza, i suoi muscoli. Dopo qualche giorno, gli attacchi terroristici di Parigi, a dimostrazione che oggi, la guerra, non si combatte solo con le armi. A voglia di sganciare bombe, quando il nemico è invisibile. La grande esercitazione della Nato dimostra, però, che gli intendimenti dei governi occidentali sono ancora gli stessi: proseguire con le attività belliche come prosecuzione della propria, aggressiva, politica economica. E’ una esercitazione, questa del Trident Juncture che, tra l’altro, non fa che dividere il nostro mondo in paesi privilegiati, quelli dei posti di comando e dei benefici economici, e i paesi spazzatura, come la Sardegna, dove si spara e si bombarda. Un sistema che, invece di unire, divide e avvelena ancora di più i rapporti interni al nostro mondo, proprio quando di unità e cooperazione ci sarebbe bisogno. Sarebbe troppo lungo raccontare, ora, come funziona il sistema economico mondiale. Giova sapere, comunque, che le guerre, nella loro storia, vengono giustificate con tutto fuorché con la vera motivazione antropologica. Dai primi branchi di ominidi, alle moderne guerre, la motivazione resta una ed una sola: le risorse. Le guerre si combattono per le risorse e, queste risorse, nel moderno mondo occidentale, sono diventate una sorta di motore universale dalla quale non si può prescindere. Non sono solo i governi, i grandi produttori di armi, i petrolieri, le multinazionali, i banchieri, a far girare questo motore. Sul piano sociologico anche noi siamo un po’ responsabili, nel momento in cui crediamo che lo sviluppo, la ricchezza, il benessere, siano solo la rincorsa a mettere insieme una mera quantità di cose materiali. Anche noi facciamo parte di questo meccanismo perverso che genera guerre ed ingiustizie. Oggi ci svegliamo con una spiacevole novità. Sono finiti i tempi in cui pensavamo al mondo delle guerre come ad una cosa lontana, ammesso che ci si pensava. Oggi ci siamo svegliati e quel mondo, il mondo del caos, della paura, del terrore, del sangue e delle macerie, sta arrivando qui da noi. Prima o poi doveva succedere, non potevamo pensare che per anni, per decenni, si bombardava tranquillamente l’altrove senza che ci tornasse indietro nulla. Ora il sistema è stato trovato. Siamo solo agli inizi: potrebbe succedere, in futuro, che questo sistema dilaghi. E’ un tipo di terrorismo inarrestabile e incontrollabile, perché può colpire ovunque con chiunque e non si possono controllare tutti i luoghi e le persone del pianeta abitato. E’ normale essere scossi per quello che è successo in Francia, paese a noi vicino per geografia e cultura, dentro la grande casa dell’Europa che, comunque, anche se non sembra, un minimo di identità sovrapposta alle altre ce l’ha. Non dobbiamo vergognarci di essere stati indifferenti per altre tragedie simili, perché è umano. E’ sbagliato ma è umano. La vicinanza e l’immedesimazione ci rendono sensibili ed empatici. Non dobbiamo vergognarci ma sarebbe anche ora di capire che è giunto il momento di arrenderci a quella cosa terribile che gli esseri umani hanno rifiutato in tutta la loro storia. Quella cosa tanto brutta e terribile si chiama Pace. L’unica cosa alla quale, oggi, ha senso arrendersi. Lavorare per la pace con la rabbia e l’ostinazione che merita il voler dare un futuro al pianeta e alla specie umana, che non sia di avidità e di terrore. C’è una parte del mondo islamico che è fondamentalista, e si nutre dell’odio della guerra e del terrore. Ora noi possiamo dire quel che vogliamo, sulle divisioni interne e tra paesi arabi, ma una cosa è incontrovertibile. Il mondo occidentale si è quasi sempre schierato con i fondamentalisti. Mentre i curdi combattevano contro l’Isis, americani, inglesi e francesi addestravano i loro alleati, allo scopo di togliere di mezzo lo scomodo Assad. Scomodo, come tutti ormai sanno, non perché fosse un dittatore, che non gliene è mai importato nulla all’Occidente dei dittatori, ma perché di ostacolo alla fluidità dei traffici metaniferi e petroliferi della regione. Così come alleati dell’Occidente, come tutti sanno, sono l’Arabia Saudita e il Qatar, da sempre nemici degli arabi moderati. Ora l’intreccio politico, economico e finanziario che ci governa non mollerà mai la presa. Anzi, approfitteranno del terrorismo per proseguire con la stessa spirale. Per perseguire la Pace, pertanto, non potremo fidarci di costoro, dovremo fare da noi. Ma come? La prima cosa da fare, per noi Europei, tanto per incominciare, è eliminare l’Isis di casa nostra. Le persone violente, gli estremisti, i razzisti, gli sciacalli dell’odio, i terroristi che uccidono con le parole. L’Isis di casa nostra sono i salvini, i gasparri, i santanché, i belpietro. Se un giorno i terroristi giungeranno fino a noi, lo dovremo all’odio che hanno seminato questi fondamentalisti de noantri. E’ vergognoso che certa gente possa andare a manifestare le loro opinioni illegali nei giornali e nelle televisioni. Dovrebbero essere isolati come si faceva una volta, che appena uno diceva una frase razzista veniva espulso dalla televisione. Liberarci di costoro, cambiando canale appena compaiono in tv e non comprando i loro giornali, è il primo passo verso un mondo sicuro. Il secondo passo è premere con i nostri governi per sostenere i popoli, i paesi e i governi islamici che lottano contro il fondamentalismo, invece di perseguitarli perché scomodi. Assad era un dittatore, Gheddafi lo stesso, e pure Saddam, ma erano laici, tutto fuorché fondamentalisti, non dimentichiamolo. Sono paesi che fino a pochi anni fa erano sfruttati come colonie, non si può pretendere che diventino democrazie da un giorno all’altro in mezzo agli affari e agli interessi delle multinazionali. Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa persino Spagna, Grecia e Portogallo erano sotto dittatura, e ora non lo sono più. Infine: educare alla civile convivenza, comprendere che siamo tutti figli dello stesso Dio o della stessa madre natura, che non esistono popoli che nascono cattivi, ma solo che lo diventano a causa delle ingiustizie. Che esistono persone brave e persone cattive, equamente distribuite nel mondo, e che sono quelle di buona volontà, ovunque esse siano, che fanno la Storia. Viaggiare, praticare sport, fare amicizia con tutti, leggere libri di ogni parte del mondo, ci aiuta a capire che siamo dentro un unico, grande paese e che lo scontro di cultura è una immane, gigantesca cazzata, che nasconde solamente l’avidità di chi spinge per potere avere di più, sempre di più, alle nostre spalle. Vivere dentro un mondo migliore significa comprendere, semplicemente, che noi siamo il mondo, che ciascuno di noi è il mondo e lo può cambiare rendendosi migliore. Anche se mi rendo conto che è una strada lunga, non vedo altra via d’uscita.
foto tratta dal sito triskel182.wordpress.com
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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