28 Luglio 1914. L’uccisione di Francesco Ferdinando a Sarajevo è, semplicisticamente, causa dello scoppio della prima guerra mondiale.
1 Settembre 1939. La Germania nazista invade la Polonia, dando il via al secondo conflitto planetario della storia umana.
Altre date si potrebbero citare, da quelle più note a quelle che più difficilmente si fissavano nella memoria, anche a scuola, quando si era costretti ad impararle.
Date alle quali se ne abbinano altrettante, attestanti le conclusioni di quei determinati fatti storici.
Così, l’armistizio dell’11 Novembre 1918 chiude la Grande Guerra.
L’8 Maggio 1948 l’Europa archivia il secondo conflitto; ad agosto si compie lo stesso sul fronte asiatico.
Poi c’è il Maggio 1948.
La Palestina deflagra, a seguito di tensioni decennali.
Per i Palestinesi è un immane “disastro”, Al-Nakba. Oltre settecentomila palestinesi sono cacciati dalle loro case.
Magistrale esempio di manipolazione storica e linguistica, per gli Israeliani questo disastro diviene, invece, il “Giorno dell’indipendenza”, col benestare della comunità internazionale.
Per la Nakba, non c’è una data di fine.
Nakba è ancora, oggi.
Il sito di Al Jazeera mette a disposizione un’efficace ricostruzione sulla storia palestinese, fatta di mappe, video e altri documenti. http://interactive.aljazeera.com/aje/PalestineRemix/maps_main.html
La Palestina è descritta come terra oramai “scomparsa”. Dalle carte, e probabilmente, dalla memoria.
Il Papa, poche settimane fa, sorprese tutti parlando di genocidio a proposito del massacro turco degli Armeni, suscitando le ire di Ankara.
Il mondo occidentale ha uno strano rapporto con la parola “genocidio”, termine talvolta usato a sproposito (vedi il caso ex Jugoslavia) e lasciato applicare a pochi e isolati addetti ai lavori nel caso dei Palestinesi.
A cosa servirà la visita di Abu Mazen in Italia e a Papa Francesco? Il Papa non si unirà, probabilmente, allo sparuto gruppo di “addetti”. Israele continuerà a dormire sonni tranquilli, pensando alla formazione e alla tenuta del suo nuovo governo.
E intanto, si fa strada l’idea che la soluzione del conflitto sia impossibile, tant’è che Obama ammette di non intravedere segnali positivi per l’immediato futuro.
Non c’è Pace tra gli Ulivi di Palestina.
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