La riforma Delrio cambierà il governo di comunità, città e paesi, territori. Chi governa amministra i servizi che danno senso di appartenenza alla comunità: scuole e parchi giochi, chiese e farmacie, burocrazia, impresa e riconoscimento delle capacità di viverci. Redditi per una narrazione della società e delle sue complessità; con questa legge il governo nazionale riduce gli egoismi consolidati avviando una nuova reciproca riconoscibilità politica. Lo chiede la gente, dixit. Chiede la riduzione dei costi della politica: ladri. Siamo all’ennesimo redde rationem: la nemesi dello spread, parola sconosciuta ai più, induce ad un governo commissariale che cala l’asso di bastoni e cambia la costituzione nelle sue articolazioni territoriali. Oracoli esterni sostengono il momento disciplinare che arriva dalla Grecia: seppure abbia il PIL della provincia di Alessandria il monito funziona per una nazione che, vendesse gli Uffizi alla Cina mangerebbe leccornie a ufa per generazioni. Si cambia il paradigma politico. L’Europa dell’Obiettivo 1 governava la redistribuzione di risorse conferite dagli Stati (secondo complessi e sconosciuti parametri di fiscalità: NUTS è l’acronimo) perché la coesione economica e sociale crescesse limitando i dislivelli di reddito. Sono politiche Keynesiane – sviluppo del mercato interno, sostenibilità, ciclo espansivo – quelle per le quali abbiamo votato. Una scuola per i figli, ospedali, case di riposo, pensioni. Ciò sino al paradigma delle risorse scarse. Ecco, le pensioni. Aumenta l’aspettativa di vita? Bene! Gli stessi soldi, anzi per quanti più puoi lavorarne, per garantirti la sopravvivenza nei più anni biologici che statisticamente avrai da vivere. Tu. Non fa una grinza. Il centro destra, europeo e tecnocratico italiano, segna il primo punto. Una partita dagli esiti predefiniti: siano ricondotti a compatibilità i parametri economici. Fine della politica. Fanno perciò tenerezza i sindaci sardi a conclave, le fasce tricolori a colorare i teatri di Nuoro e Abbasanta. Un referendum contro le scelte della Regione dei professori. Balla la Regione, perplessa che i sindaci interpretino la pubblica opinione aizzata conto il malaffare. Politica delegittimata da sindacopoli nel nuorese e da chi arrivava a pagarsi le nozze con i soldi dei gruppi consiliari, comprare libri antiquariali intestandone la titolarità ai figli: padri previdenti. O chi chiede il voto parlando di buon governo seppure nulla lì funzioni: PortoTorres, il porto mai efficiente, la zona industriale che lascia sommersi rifiuti tossici e serrande abbassate. Un voto premia uno sconosciuto da una campagna elettorale low cost; contro, piuttosto che per. Ad Alghero elezioni anticipate. Così a Castelsardo. A Sassari una faida correntizia sfiducia il sindaco che deve negoziare la squadra di governo. A Sorso è il ceto dirigente che paga pegno. Questi sindaci sono l’espressione dell’epifania democratica costituzionale conosciuta: persone per bene, ma di fatto incapaci di ben gestire il territorio (calamità naturali certo, ma strade e ponti a tappo su corsi d’acqua sottovalutati). Nuove gerarchie per territori scollegati e che devono iniziare a pensare in termini di sistema: la razionalizzazione a contenere i costi, la rete a divorare funzioni lavorative intermedie, l’accentramento di uno Stato che sterilizza il federalismo possibile (tanto che Salvini manco ne parla) e la Costituzione. Le periferie non portano consensi né coincidono con il partito della nazione di Renzi: ottanta euro alle forze dell’ordine e cinquecento ai diciottenni (non fidatevi, dice la satira sui social: Berlusconi ne dava molti di più alle minorenni); insomma pocket money per un consenso che diminuisce le percentuali di voto ai seggi ad un Parlamento che ipoteca il futuro con un trasformismo disarmante. Stato, Regioni, Provincie e Comuni, Merdionalismo, Zone interne, ma dai….! Inutili cinghie di trasmissione tra centro e periferia ed evidente liquidità delle culture politiche dei sindaci, la cui sintonia con il governo evapora nello scollamento degli effetti della Delrio e il combinato disposto del PON-Metro. Non capisco ma mi adeguo, diceva Ferrini. L’inadeguatezza è nel consenso previo, dato alla disarticolazione territoriale della Costituzione. Poi la UE e le sue dinamiche. La coesione economica e sociale avrà linfa da un nemico esterno spietato: il mondo in guerra contro l’Isis, meglio Daesh, perché è giusto che il terrore sia fantasmatico e cambi nome”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
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