“I Giganti di Mont’e Prama sono sculture nuragiche che, spezzate in numerosi frammenti, sono state trovate casualmente in un campo nel marzo del 1974 in località Mont’e Prama nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale. Dopo diverse campagne di scavo, effettuate fra il 1975 e il 1979, i 5.178 frammenti vennero custoditi nei magazzini del Museo archeologico nazionale di Cagliari per circa trent’anni e poi portati presso il Centro di Restauro e Conservazione di Li Punti a Sassari, dove, tra il 2007 e il 2011, grazie a un finanziamento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Sardegna, è stato eseguito il restauro dell’intero complesso. Questa operazione di restauro ha consentito di ricomporre 28 statue…” E’ quello che si legge nel sito del FAI, l’organizzazione che “promuove l’educazione, l’amore, la conoscenza e il godimento per l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione e vigila sulla tutela dei beni paesaggistici e culturali”. Il sito dei “Giganti” concorre dunque come “luogo del cuore” nel concorso lanciato già da diversi anni dal FAI per la tutela e la cura di siti paesaggistici, ambientali e culturali, grazie a dei finanziamenti che gli sponsor della fondazione mettono a disposizione. Si legge nei sito del FAI: “Dopo una lunghissima interruzione di ogni attività di scavo, a distanza di 40 anni Mont’e Prama è tornato a far parlare di sé; nel 2014 è stata aperta nuovamente l’area già scavata per effettuare nuove ricerche, dopo che il team di geofisica applicata dell’Università di Cagliari guidato del prof. Gaetano Ranieri aveva scandagliato il sottosuolo con le più moderne tecnologie riportando una analisi dettagliata del paesaggio archeologico che ancora si cela sotto terra. Un tesoro che l’equipe guidata dal Prof. Raimondo Zucca dell’Università di Sassari ha fatto emergere. In soli 40 giorni di scavo sono arrivati i primi importanti risultati; come appariva logico non si trattava di una necropoli isolata: in appena 250 metri quadrati di scavo, in corrispondenza di chiare anomalie geofisiche, sono stati individuati, scavati, catalogati, classificati e documentati ulteriori 3500 frammenti come risultati degli scavi dell’Università di Sassari e Soprintendenza, tra cui due statue pressoché integre e due imponenti betili, successivamente restaurati dal centro di Conservazione e Restauro diretto dal dott. Roberto Nardi ed esposti presso il museo di Cabras. Il cantiere degli scavi di Mont ’e Prama si è poi fermato ed è stato chiuso ai turisti ed ai visitatori, attirati dalla pubblicità turistica della Regione (e dall’attività di divulgazione scientifica dei proff. Ranieri e Zucca). Nel 2015 gli scavi sono stati ripresi dalla Soprintendenza nell’area della capanna posta ad ovest del filare di tombe e per la sistemazione dell’intera necropoli. L’attività è stata nuovamente sospesa per oltre 8 mesi ed è stata ora ripresa per mettere in luce un muro nuragico in prosecuzione delle strutture segnalate dall’indagine geofisica. Malgrado la disponibilità di un cospicuo finanziamento delle Università, non è stata ancora concessa l’autorizzazione agli scavi nelle aree esterne a quella archeologica, perché non ancora acquisite dal demanio. In sostanza il sito non riesce tuttora a restituire la grandiosità e l’importanza dello storico ritrovamento.” Queste ultime parole credo dicano molto. Ho sempre sostenuto, nei miei articoli, che c’è un grosso problema, per lo Stato, di dare il giusto risalto a quello che, come ho proposto, potrebbe diventare un parco archeologico in grado di attirare migliaia di visitatori ogni anno. Non si tratta di semplice trascuratezza, o di mancanza di finanziamenti, che peraltro ci sarebbero. Si tratta proprio di un impedimento per ragioni legate all’esclusività che lo Stato nazione centrale deve avere sulla Storia nazionale. “Il sito non riesce tuttora a restituire la grandiosità e l’importanza dello storico ritrovamento”. La maggior parte dei sardi dalla mente libera da complessi di inferiorità o da lavaggi del cervello, ha capito molto bene l’importanza del sito di Mont’e Prama. Questo il link per chi volesse contribuire con un gesto concreto, con una semplice firma.
http://iluoghidelcuore.it/luoghi/83115
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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