La mattina del 14 marzo del 1891, migliaia di cittadini New Orleans si riuniscono nella piazza che vedete in questa foto.
L’appuntamento è alle 10 spaccate di un sabato destinato a passare tristemente alla storia come il giorno del grande linciaggio. A chiamare tutti a raccolta era stato un annuncio pubblicato sul quotidiano locale. “Si decideranno azioni per ovviare al fallimento della giustizia sul caso Hennessy”.
David Hennessy era irlandese ma soprattutto era il capo della polizia di New Orleans. Il 15 ottobre scorso, poco prima della sua deposizione in tribunale su fatti legati alla guerra tra i due clan mafiosi che si contendevano il controllo dei ricchi traffici del porto, il detective era stato vittima di un agguato. Secondo alcuni Hennessy era un investigatore coi fiocchi, secondo altri un corrotto come tanti altri, pare a libro paga dei Provenzano (toh) e dunque inviso ai Matranga.
Hennessy era stato ferito gravemente ma, prima di morire, sussurrò una parola all’orecchio del collega e connazionale Bill O’Connor: dagoes. Solo O’Connor sentì quella parola. Tanto bastò per scatenare la scintilla che tutti, in città, aspettavano.
Dagoes era un termine offensivo. Dagoes era quella moltitudine di gente arrivata dal sud Italia in cerca di fortuna e che, a volte, finiva per essere arruolata come manodopera dai clan che, a New Orleans, avevano messo radici. Dagoes erano siciliani, calabresi, napoletani, pugliesi. Erano, per usare le parole del sindaco dell’epoca, Joseph Shakespeare (sic!) “pigri, depravati, violenti, indegni, peggio dei negri e più indesiderabili dei polacchi”.
Chi poteva aver ucciso Hennessy? Di certo gli italiani. Ma quanti erano? Probabilmente agirono in due. Invece la polizia, spinta dall’odio delle autorità locali e dalla pressione dell’opinione pubblica, di connazionali ne arrestò inizialmente diverse decine, tra cui alcuni minorenni. Infine, il cerchio si chiuse intorno a 19 persone. Eppure, nonostante tutto fosse stato organizzato per condurre il processo sui binari della condanna a morte, la giuria non riuscì clamorosamente a trovare un accordo e gli imputati furono assolti.
Non appena si diffuse la notizia, Little Palermo si trasformò in un quartiere in festa, con tricolori svolazzanti in ogni angolo. Non sapevano, gli italiani di Louisiana, che il corto circuito era già in atto. La mattina dopo, sul giornale locale, comparve l’invito alla popolazione. Appuntamento alle 10.
Si presentarono in tanti, forse 20mila, armati. In massa, raggiunsero il carcere, sfondarono le porte, entrarono e trovarono gli imputati che le autorità, con la mera scusa di dover compiere accertamenti, avevano tenuto dietro le sbarre anche dopo la sentenza assolutoria. Li cacciarono uno a uno ma non si limitarono a impallinarli sul posto. Alcuni di essi furono portati all’esterno e dati in pasto alla folla, altri furono appesi ai lampioni. Il quartiere italiano fu devastato.
Morirono una decina di meridionali, quasi tutti siciliani. Molto probabilmente, nessuno di loro aveva commesso il delitto. Chi abbia davvero ucciso l’ispettore Hennessy non si è mai saputo. Quello di New Orleans è stato uno dei più feroci linciaggi di massa della storia degli Stati Uniti. Una spedizione punitiva per dare una bella lezione a questa gentaglia pigra, depravata, violenta, indegna. Eravamo noi, quella gente. Eravamo i dagoes.
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