Le Reti Sociali sono trasversali agli Stati. Bill Gates sarebbe il 37 PIL al mondo e FB ne è enclave proteiforme: circa un miliardo e mezzo di persone, suo tramite, popolano i quartieri virtuali. GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) è l’acronimo che designa i colossi della Rete. Stati extra stato, ne veicolano emozioni e affari. Nei cui riguardi, in Italia, è partita la rincorsa fiscale: la digital tax. Fatte salve le spese telefoniche, i software e le App della Silicon Valley hanno la seduttività dell’apparente gratuità. Watshapp e Messenger: gratis, neppure leggi i contratti di licenza, dacchè nulla si compra se non la licenza d’uso. GAFA l’ape regina, noi api operaie inconsapevoli produttrici di reddito dal bene immateriale della comunicazione. Un’attività frenetica, H 24, di impollinazione reciproca ed alveari pieni di dividendi ingenti da infinitesime sommatorie. Un profilo FB è valutato poche decine di dollari, sottostimati, capace di produrre ricchezza dal traffico promozionale indiretto. Zuckerberg è lì, cortese, a ricordarti i compleanni degli amici (anche del collega venuto a mancare già due anni, il cui profilo nessuno può chiudere senza le pw). Ti chiede a cosa pensi, ricordandoti anni precedenti rivedi foto di cui avevi perso memoria: è il tuo diario, ma se hai una ‘pagina’, con premura stima il bacino potenziale dei clienti, disposto a sostenerti l’agenda. Le api del capitalismo diffuso si posano sulle mille e più App gratuite: risposte ad ogni domanda, i vantaggi di biblioteche sterminate di video e musica. Così ottiene la mappatura delle nostre quotidianità. Il multitasking quale pluralità dell’io, esprime ingordigia ed ubiquità egoistica. Il narcisismo partecipativo invade il tempo libero di empatie condivise: appartenenze politiche e culturali, film e libri letti, vacanze nelle stesse spiagge, seppure differite e mancati incontri. I like sono le tracce che lasci, condividere è sinonimo di contaminazione: non a caso i post di successo sono definiti virali. Lo sciame si sposta e trascina la pubblicità. Lo sanno i blogger, che sperano di raschiare reddito con la visibilità, le condivisioni sono moneta reputazionale. Ognuno è datore di lavoro di se stesso, con ritmi auto schiavistici. Uberizzazione è neologismo recente: Uber è la piattaforma per la mobilità condivisa e anche in Italia sta prendendo piede, soppiantando i taxisti mediante un servizio automobilistico privato. Piattaforme che connettono i bisogni intersecandone domanda e offerta, mediante politiche di disintermediazione che sovvertono le economie di mercato tradizionali. Gli algoritmi dei Big Data profilano ogni interrogazione inviata dallo smartphone al web. Costruiscono biografie di bisogni da vendere a chi produce, vendono l’immaginario rendendolo funzionale alla produzione. Edward Snowden vive in esilio a Mosca per aver svelato la violazione delle privacy che gli USA attuano adducendo protocolli di sicurezza nazionale. Dal big Brother ai Big data: investimenti ingenti del GAFA per server immensi dove stipare smisurate biografie che rendono tutti tracciabili, una scia che dall’Europa via Lapponia ed Irlanda (dove FB ha sede fiscale) va verso gli USA grazie all’accordo “Safe Harbour” tra America e Europa. Max Schrems, austriaco, rientra dagli Stati Uniti con un dossier di 1200 pagine che FB ha su di lui; dati profilati, certo necessari all’ecommerce più che alla sicurezza; fa causa e la Corte di Giustizia Europea gli dà ragione. Si impone una costituzionalizzazione di internet, spiega Stefano Rodotà, che ritiene pericolose le “forme inedite di accentramento dei poteri e di riduzione dei diritti”. Trovare l’equilibrio tra il “gratis” (apparente ) della Rete e i guadagni smisurati del GAFA grazie alla gamification – il gioco al servizio della fidelizzazione nel web – con cui costruire profitti immensi, la cui ricaduta ha implicazioni evidenti: monetizzano il tempo libero e destrutturano il mondo del lavoro.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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