Nella fantomatica saga di “Baglioni and friends”, dove i duetti hanno caratterizzato le cinque serate, non poteva non vincere una coppia. E’ così è stato, con buona pace per chi voleva sul podio più alto i ragazzi stonati dello Stato sociale. Ma in un Sanremo dove a fare da direttore artistico era un cantante piuttosto intonato sarebbe stata una piccola beffa. Vincono Ermal Meta e Fabrizio Moro con una buona interpretazione ed un buon testo. Avrebbe meritato qualcosa di più Annalisa ma la sua canzone sarà sicuramente la regina delle rotazioni nelle radio. L’ultimo posto ad Elio e le storie tese era stato più volte richiesto dagli stessi protagonisti che sono stati accontentati. Ultimo posto direi meritato per una canzone autocelebrativa che non diceva assolutamente nulla. Da queste parti hanno vinto le passioni ed il vero vincitore è stato l’istrionico Piefrancesco Favino che con un brano tratto dal suo spettacolo teatrale “la notte prima delle foreste” ha incantato e commosso il pubblico. Il festival numero 68 (e non a caso il numero è anche evocativo) ha restituito al paese una cosa importante, quasi dimenticata: la qualità paga e la qualità sa essere bellezza. Così, ascoltare la Mannoia che canta insieme a Baglioni (e quando mai) “mio fratello che guardi il mondo” o rimanere impietriti davanti alle parole che scaglia nel monologo Favino, ci ripara tutte le bruttezze ascoltate in questi ultimi giorni. Purtroppo sul palco ritorneranno Salvini and friends che non credo applaudiranno al contenuto di quel testo passato, non per caso, in un festival votato alla bellezza.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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