Ti sei guardato le scarpe, poi hai alzato gli occhi verso il soffitto per non essere costretto a salutarmi. Disponevi la frutta in uno scaffale del mercato e ho capito il tuo imbarazzo. Non avevi neppure il camice, forse eri stato appena assunto. Ti sentivi a disagio, da operaio in mezzo alla gente. Perché? Vent’anni fa, quando studiavi legge, la tua vita te l’eri immaginata diversa, forse dentro un ufficio con aria condizionata nello studio di avvocato, oppure da dirigente nella pubblica amministrazione. Ma tutti, vent’anni fa, eravamo convinti che la nostra vita sarebbe andata in un’altra direzione. Ora tutto sta a capire se siamo più felici adesso, con le nostre vite precarie vissute giorno per giorno, o se lo saremmo stati secondo i programmi di vent’anni fa, seduti da mattina a sera dentro un ufficio a passare carte. Io credo che si possa essere più utili al mondo e a noi stessi dentro un mercato che facendo l’avvocato, il dirigente, il manager di qualcosa. Io non vedo perché alla nostra età ci si debba vergognare di lavorare in un mercato e ci si senta in dovere di dare spiegazioni se il destino ha imboccato una strada diversa, se si è finiti in un sentiero accidentato anziché viaggiare nel traffico dell’autostrada. Sii fiero di quel che fai, della tua fatica quotidiana. E la prossima volta non far finta di non vedermi, ché non c’è nulla da spiegare, né a me né al mondo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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