Li hanno calpestati tutti i tuoi diritti di bambina, a cominciare dal nome che ha il sapore di una crudele beffa del destino. “Fortuna” era forse qualche nonna defunta da accontentare. Ma tu non eri nata per occupare il posto di un parente da riesumare, ne meritavi uno tutto tuo e non col nome di un’altra fatto attecchire addosso a te. Predestinata per insediarti nel mondo al posto di un morto, elargendoti una sorte che non ti apparteneva.
Avevi diritto a un’infanzia di giochi coi coetanei, invece ti sei ritrovata con le mani degli adulti dentro le mutandine. Avevi diritto a due occhi vigili che avrebbero dovuto coprire le tue spalle con un maglione e selezionare le case dove mandarti, invece ti spedivano con leggerezza a giocare nella casa di due mostri. Dove anche il sole veniva inghiottito dal cemento. Avevi diritto di incontrare persone che avrebbero dovuto dare voce ai loro sospetti, ma hai trovato gentaglia che la vigliaccheria ha schiacciato dentro le proprie tane, silenziosa come topi Avevi diritto a un’esistenza spensierata, ché a saperlo della vita che si aspettava da quel canale di carne non saresti uscita mai. Saresti ritornata indietro, piuttosto, aggrappandoti con le unghie e con tutte le tue forze, ingoiandolo quel liquido amniotico che ti ha vomitata nel mondo. Avevi diritto a un universo colorato e pieno di luce, invece vivevi nell’isolato 3 del Parco Verde di Caivano. In un ammasso di calcestruzzo muto e sordo che porta sul viso le crepe e i solchi del degrado, anche umano.
E non è servito a niente gridare sottovoce gli slogan sui diritti dell’infanzia. E non è servito a niente sovrapporre, nella tua testolina, la faccia di un pupazzo a quella dell’essere schifoso che giocava con la tua carne. E non è servito a niente dargli il nome del tuo bambolotto per allontanare la bruttura della realtà. Gli hai detto NO e lui ti ha fatta volare giù dal balcone. Avevi diritto a indagini più tempestive e serrate, perché due bambini in un solo anno non possono cadere casualmente da un terrazzo dello stesso palazzo.
Brutalmente lanciata dall’ottavo piano. Chissà quanti macabri volteggi e tristi capriole prima di sfracellarti al suolo. Ma tu sei morta danzando.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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