C’era una volta Pino Daniele che con Sanremo ci ha sempre “azzeccato” poco. Il ragazzo era curioso per natura: napoletano, colorato, gonfio di mare e di “apocundria”; era uno che sapeva suonare e meritava mille passerelle compresa, forse, anche quella dell’Ariston. Lui, però non c’è stato e non ha mai partecipato come concorrente. Solo due apparizioni come super ospite: nel 2001 e nel 2009. Una sua canzone passò da queste parti, cantata da Loredana Bertè: “In questa città”, in concorso nel 1991, ma arrivò terzultima. Non era il suo palco e non era la sua musica. Forse. Però se si decide di dargli un premio – seppure postumo – fatelo in un’ora decente e non relegate questo episodio alla fine del Festival. Capisco il “dulcis in fundo” , ma non esageriamo.Un errore quasi imperdonabile da parte degli organizzatori. Bastava davvero poco – qualche minuto – per ringraziare un musicista, un cantante, un grande interprete di canzoni docili, struggenti, piccoli capolavori. Ho pensato che intorno a mezzanotte poteva passare solo una canzone di Pino Daniele: “Chi tiene ‘o mare” perché quel mare si ama sempre, anche di notte, al buio. Perché bisogna sentirne l’odore e immaginare il sapore. Così come lui sapeva fare. La premiazione a notte tarda di Pino Daniele è stata un’occasione perduta anche se la seconda serata ha regalato momenti molto alti. Sarò un inguaribile romatincone ma “Quello che le donne non dicono” è sempre una canzone che sa regalare emozioni. Bravissima Fiorella Mannoia, bravo Marco Mengoni ed immenso Riccardo Cocciante con “Bella” il pezzo che ha spopolato nel musical “Notre Dame”. Le canzoni in gara continuano ad essere le protagoniste del palcoscenico. A risentirle oggi qualcuno ha migliorato, altre peggiorato e moltissime hanno lasciato quel sapore troppo mellifluo per essere ricordate. Passerà tutto, come passeranno anche le immagini di un Sanremo decisamente “molto” musicale e sembra proprio “tutta n’ata storia”, come direbbe Pino Daniele. Continuo a pensare che Loredana Bertè ha ottime chances per un bel piazzamento, insieme ad Arisa e Paola Turci. La bellissima canzone di Silvestri non vincerà ma lascerà il segno, come una piccola perla in un palco forse troppo distratto a miscelare molte musiche e poche emozioni. Rimane un velo di malinconia perché “l’apocundrìa è chi è sazio e dice che è djuno: apocundria è nisciuno.” Però, quando alla fine passa “Questo piccolo grande amore”, chissà perché tutti mettiamo le mani in tasca alla ricerca di un ricordo. Tutti abbiamo da qualche parte una maglietta fina dove si poteva immaginare tutto. E non ditemi che non l’avete cantata. Rilassatevi e non prendetevi troppo sul serio: sono solo canzonette. A domani.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design