Da più parti si sussurra che noi italiani non apprezziamo il caffè e non è assolutamente vero il primato ritenuto indiscusso di preparare il caffè più buono del mondo. Molti ci accusano di esagerare con la tostatura o di renderlo troppo forte e denso. “Il caffè”, diceva Manfredi in un noto spot televisivo “è un piacere, se non è buono che piacere è?” Non oso neppure pensare cosa avrebbe potuto dire, dalla finestra del suo terrazzino l’eterno e grandissimo Eduardo, davanti alla notizia di una grande invenzione: il caffè solubile istantaneo che l’azienda svizzera Nestlé cominciò a commercializzare dal 1 aprile 1938. Lo battezzarono così unendo il nome dell’azienda al prodotto e nacque “Nescafé”. Senza dover aspettare le parolacce scontate di Eduardo, nel mio piccolo dico dal misero terrazzino virtuale: “il nescafé è una boiata pazzesca”. La potete girare come credete, potete dire tutto quello che volete ma spiegatelo agli americani, agli inglesi, ai tedeschi in fila nei nostri bar per un caffè “espresso”. Spiegatelo soprattutto a tutti gli italiani, nessuno escluso, che durante le vacanze dal Polo Nord alla Papuasia, da Mosca a San Pietroburgo girano i centri delle città alla ricerca di un surrogato di caffè italiano e ritornati sul suol natio si precipitano subito al primo bar e ordinano un caffè. Alla faccia di chi continua a ribadire che noi, di caffè non capiamo nulla. E’ un colpo basso e non lo accettiamo: poche cose ci rimangono e il caffè italiano è una di quelle. E per fortuna che i cinesi non lo sanno fare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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