L’altra sera mentre seguivo su Raitre “Le parole della settimana” di Massimo Gramellini ho sentito mia moglie chiedere: “Perché non cambiamo? Mi sembra di essere un’intrusa in casa d’altri”. E mi sono accorto che aveva esplicitato l’oscura sensazione che avvertivo sin dall’inizio: un salotto al quale ero estraneo e nel quale gli ospiti si lodavano l’un l’altro a suon di lei si ch’è bravo e lei sì ch’è bella, mentre nel sottofondo scorreva una stucchevole e inutile correttezza politica dove si diceva a piè sospinto che la donna è uguale all’uomo, i disabili sono diversamente abili e che l’Europa vincerà il campionato a un pubblico che queste cose le sa già, perché l’<<altro>> pubblico non segue Raitre, e non facciamo finta di non saperlo. Se amiamo ripeterci tra noi quanto siamo intelligenti e appropriati alla nostra appartenenza politica, certe occasioni televisive vanno bene, se diamo per scontati i fondamentali e desideriamo capire un po’ di più il mondo, l’arte, la scrittura, la lettura, la politica e tutto il resto, forse è meglio che ci sbrodoliamo un po’ meno addosso e affrontiamo la vita studiando e subendo alle volte qualche piccolo trauma, quale quello di scoprire che non sempre abbiamo ragione. Il clou della serata è stato l’ingresso dell’augusto Corrado Augias, il quale solitamente dice che due più due fa quattro con lo stesso tono aulico e ieratico, invitante allo stupore della scoperta salvifica per l’umanità, con il quale Fleming annunciò alla comunità scientifica la scoperta delle penicillina. Ad andarci di mezzo, nella serata di “Parole” nella quale sono incappato, è stato il povero Leonardo televisivo, fiction che mi è molto piaciuta. Tronco su ogni dibattito supercilioso a proposito della credibilità storica del film facendo mia la dichiarazione della brava, intelligente e simpatica (che non guasta mai) protagonista Matilda De Angelis: “Non è che se po’ fa’ ‘na rottura de palle su Leonardo da Vinci”. E ha ragione. Se vuoi fare un Leonardo biograficamente corretto come vorrebbero Sgarbi e Gramellini (che poi, dato che Sgarbi in un’altra circostanza cita come fonte primaria Vasari, io mi chiedo se il grande cronista dell’arte rinascimentale non debba essere letto anch’egli, al giorno d’oggi, come uno molto attento a quello che ora chiameremmo conformismo intellettuale), non fai una fiction per la prima serata di Raiuno. La capacità di queste produzioni, quando si avventurano nella larga categoria del romanzo storico, è quella di contemperare una certa plausibilità con l’estetica del romanzo, altrimenti tanto vale buttarsi sullo storytelling, che è una categoria narrativa nobile ma diversa. Lo so benissimo che questo giallo di Leonardo arrestato per omicidio di modella è una balla, non è necessario che me lo dicano Sgarbi, Augias e Gramellini, ma mi piace, come mi piacciono molte altre invenzioni romanzesche, soprattutto quando inserite in un contesto nel quale, come avviene in questa produzione Rai, nessuno tenta di convincermi che quella è tutta storia vera e mi dice anzi, con molta chiarezza: “Impara un pochino da quello che c’è di vero e godi un altro pochino da questo miscuglio di falso e vero”. Devo osservare che l’ingresso di Augias, oltre che a demolire Leonardo, serviva anche a introdurre il suo successivo programma su “Roma segreta”, presentato come “una carrellata sui monumenti dell’Urbe che testimoniano il passaggio dal paganesimo al cristianesimo”. Mi sono detto: bello, questo mi piace. Mi sono ricreduto subito dopo: spezzoni lunghissimi di film grand guignol su Gesù, con primi piani sulla pelle scorticata dalle frustate (se non sei un bravo artista, quando ti cimenti nella Passione di Cristo rischi di cadere nel genere splatter come un Tarantino dei poveri), un paganesimo da libro di terza elementare e un cristianesimo da catechismo ante riforma, visioni rapide e superficiali dei monumenti in questione, commenti che sembravano presi dai libri di testo del liceo antecedenti il manuale dell’Argan, che senza fare rivoluzioni ruppe quanto meno con i luoghi comuni. Sarebbero queste la storia e l’arte Rai alternative al blasfemo Leonardo? A me sono sembrate ‘na rottura de palle. Viva Matilda!
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design