Sulley Muntari ha maledettamente ragione. Muntari non è un morto di fame alla ricerca di pubblicità, non è una comparsa del calcio all’inseguimento del warholiano quarto d’ora di fama mondiale. Muntari ha giocato nell’Inter campione d’Europa di Mourinho, nel Milan, negli ultimi due anni negli Emirati Arabi per 14 milioni di euro di ingaggio. Muntari ha per moglie una Miss Universo e in Ghana è una specie di eroe. Muntari, quando a gennaio ha firmato per il Pescara, non ha voluto neppure una conferenza stampa di presentazione, giusto per chiarire quando ci tenga ad essere protagonista. Muntari ha avuto dal calcio quasi tutto quel che un calciatore potrebbe desiderare. Io non ho motivo di dubitare delle parole di sfogo che Muntari ha tuonato ai microfoni, ieri, dopo la partita al Sant’Elia. Sono parole belle e dolorose, quasi poetiche: “Se tutti spiegassimo certe cose ai nostri figli il mondo sarebbe perfetto”. Per quanto strano possa sembrarci e per quanto questo squallore ormai rientri nella nostra quotidianità, capita che un ricchissimo e famoso giovanotto che negli stadi ha visto di tutto non accetti di essere indicato da un bambino accompagnato dai genitori come una bestia rara ed inferiore, meritevole di scherno. Capita che un atleta che potrebbe fregarsene di tutto e vivere di rendita dai propri trionfi, chiudendosi nella torre d’avorio dei suoi guadagni, si ribelli, infischiandosene del fatto che lo stadio sia più infastidito dalla sua plateale interruzione della partita che dalla discriminazione che stava denunciando. Forse i buuu dello stadio avrebbe finto di non sentirli, ma il tentativo di umiliazione inflitto da un moccioso non si poteva tacere. Io credo che Muntari abbia avuto ragione a non cedere all’assuefazione, alla rassegnazione del così fan tutti. Il sindaco di Cagliari dovrebbe invitarlo in città, scusarsi e ringraziarlo, per questa sua coraggiosa denuncia civile.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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