Se per andare al cinema dovete viaggiare a lungo, o non abitate in città o la vostra città sta morendo. Forse potrebbe sintetizzarsi così il concetto informatore della multisala che sta nascendo dentro la città di Sassari, in viale Umberto, in pieno centro, sul corpo che resterà intatto di uno dei cinema dell’età d’oro. Intatto anche nel nome, Moderno. Dicono che il sindaco Nicola Sanna stia contraendo il vizio di passeggiare leggero su Facebook anche durante gli eventi pubblici, informando in diretta chi lo segue su ciò che sta facendo. Ma sotto altri aspetti potrebbe essere una virtù, dato che Sanna in questo confronto quotidiano, spesso sanguinoso, con la Rete ha acquisito una singolare capacità di conoscenza degli umori della sua città. E conoscerli è il primo passo verso lo scopo fondamentale della vera politica, che è quello di orientarli. Stamane, a esempio, alcuni hanno avuto l’impressione che durante la presentazione del progetto per la nuova multisala, i cui lavori sono cominciati in questi giorni, il sindaco stesse parlando con i suoi amici di Fb, ottenendo consensi, dello stesso tema centrale di cui parlava nell’evento: come salvare il centro cittadino dalla vampirizzazione operata dalla zona commerciale di Predda Niedda. Citando l’operazione del Moderno come uno dei passi fondamentali dell’operazione di rivitalizzazione che il Comune (lo ha confermato anche l’assessora alla Cultura Raffaella Sau) sembra questa volta deciso a compiere. L’aria che tira in tutta Europa è quella di una riscossa delle città contro le non-città in cui si sono costituiti migliaia di centri commerciali extraurbani. Quello di Predda Niedda in Italia è probabilmente uno dei più minacciosi. Il gigantesco frutto amaro dei limiti della classe dirigente di una città in declino: ettari ed ettari urbanizzati con soldi pubblici per creare una zona industriale ben presto divenuta commerciale, creando una media tra superfici di vendita e abitanti molto più alta di quelle nazionali. Un gigantismo patologico incoraggiato dalla industria edilizia, che per anni e anni ha potuto sfornare capannoni, oltre che dalla politica. E che ha annichilito la categoria del commercianti, un tempo solida componente della classe dirigente cittadina e ora travolta dalla conseguenze economiche della grande distribuzione: ma anche da quelle culturali, nel tentativo degli esercenti di imitare Predda Niedda nel loro progetto di città fatto di parcheggi davanti al negozio, di malumore verso le zone pedonali e sostanzialmente con la resa, come dice l’architetto urbanista Sandro Roggio, davanti al distruttivo affermarsi di una separazione tra case e negozi, la cui convivenza è invece il senso stesso dell’essere città. In tutta Italia da qualche tempo chi sta investendo contro questa tendenza, sia in politica sia nell’impresa, sta avendo dei ritorni. Davanti allo spettrale spettacolo delle città fantasma, cresce il desiderio di rivitalizzare i centri. Lo ha capito l’imprenditore di Cagliari Alessandro Murtas, già affermato nel campo del cinema e dello spettacolo, che ha deciso di investire nell’unica grande città sarda priva di multisale. E di farlo ridando nuova e proficua vita a uno dei numerosi cinema cittadini che come tutti gli altri aveva chiuso i battenti. Tutto in sinergia con il Comune e con altre iniziative imprenditoriali. E così, nel raggio di pochi metri, in pieno centro, a cavallo della antica cinta muraria, questa zona strategica diventerà protagonista di una rinascita culturale ed economica. Ci sarà il Moderno, con quattro sale cinematografiche, spazi multifunzionali, bar, ristoranti, jazz club e d’estate anche attività all’aperto nell’area circostante. A pochi passi la grande ex caserma La Marmora, che diventerà sede di alloggi e strutture universitarie, e lo storico teatro Verdi , con i suoi circa mille posti, riportato a nuova vita, il teatro Civico e poi bar dall’illustre passato, ristoranti e antiche librerie. Un’operazione, insomma, che sfrutterà, come spiega Roggio,” la circolarità dei flussi interni”. I lavori sono cominciati e già da questa estate il Moderno dovrebbe essere riaperto al pubblico. L’incarico è stato affidato alla studio Celata di Roma, specializzato nella realizzazione di locali cinematografici, affiancato dallo studio sassarese degli architetti Luigi Gavini e Sandro Roggio, a sua volta specializzato negli interventi in edifici storici, come di fatto è il Moderno, pure se non formalmente tutelato. Il progetto è firmato da Celata, Roggio, Gavini e da Gian Vito Passaghe, con la collaborazione dell’architetto Sergio Bionda. Murtas si avvale della consulenza artistica di Sante Maurizi. Significativa inoltre alla presentazione di stamane la presenza del regista Antonello Grimaldi, presidente della fondazione Film Commission Sardegna.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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