Vai e storicizza certa letteratura, ti accorgi che non ha tempo. Torna al 1963 e prendi dai “Mostri” di Dino Risi l’episodio intitolato “L’educazione sentimentale”. Lo sai com’è quel film: venti storie rapide, icastiche nella loro costruzione narrativa snella. Sotto questa cappa da Flaubert che come quella racconta l’insuccesso di una vita, Ugo Tognazzi è un padre che funge da esempio al figlio Paoletto (interpretato dal giovanissimo Ricky). Gli insegna come truffare e violentare l’intero mondo in ogni momento della vita, dalla guida dell’auto a un acquisto in un negozio, dai rapporti con insegnanti e compagni di scuola a quelli con le donne vivere significa fare i furbi e sfruttare il prossimo a proprio vantaggio. Circuire o minacciare a seconda dei casi. L’etica è roba per deficienti, la cortesia è debolezza. E infine sullo schermo appare l’immagine di un giornale di dieci anni dopo con il titolo “Uccide il padre dopo averlo derubato”. Paoletto, insomma, non ha imparato bene la lezione perché si è fatto beccare, ma l’insegnamento del padre e il suo rapporto con il bambino è, come dicono gli editorialisti seri, “di straordinaria attualità”. Ci ho pensato l’altro giorno augurando la stessa fine a un conducente che fermo davanti a un passaggio pedonale occupato da un uomo molto anziano che attraversava a passettini faticosi e scusandosi in giro con un sorriso, ha umiliato il vecchio gridandogli “A casa, a casa, invece di rompere i coglioni”. La mostruosità consiste nel fatto che dopo si è rivolto a un bambino seduto accanto, probabilmente il figlio, ridendo e apparentemente commentando l’accaduto. Mi sono subito pentito di due cose: di ciò che gli ho detto a mia volta dal finestrino della mia auto, cosa che ha provocato una sua risposta e nel complesso, tra lui e me, innescato un teatrino che ha dato un’ulteriore lezione di vita al bambino perché comunque, qualsiasi cosa avesse fatto, ho insultato un padre davanti a suo figlio; e poi mi sono pentito di avergli augurato in cuor mio di farsi ammazzare tra un po’ di anni dal figlio così bene cresciuto, perché in questo modo prospettavo all’innocente un futuro da parricida. Ci ho pensato a lungo, dopo. E in quel neo mostro ho visto il simbolo dei genitori che vanno a scuola a picchiare gli insegnanti che avevano rimproverato i figli. Cattivi maestri capillarmente diffusi che stanno distruggendo il futuro dei figli e anche il loro, nonché il nostro. Sono quelli che insegnano in famiglia a non pagare le tasse, a saltare la fila, si costituiscono al rango di esempio con la loro violenza, maleducazione, incultura. Sono il simbolo domestico di una classe dirigente che sempre più si propone sotto questo aspetto. Un vecchio è soprattutto un rompicoglioni, un malato lo è altrettanto, uno straniero è persona di cui diffidare, uno diverso da te o da me è pericoloso. Sono insegnamenti istintivi, magari non detti, ma inculcati con l’esempio. Sono tempi di calo di nascite dove ogni bambino è esibito come un fenomeno raro per il quale gli astanti devono condividere ammirazione e rispetto. Per premio ti faccio tenere in braccio il mio bambino e se sei fortunato ti piscia pure addosso. Al bambino non si nega niente: se parla, tutti devono stare zitti, anziché il contrario; se lui sta zitto, bisogna parlare di lui. E’ la scuola dei mostri. Una fabbrica di deboli che davanti alle prime delusioni della vita vera saranno condannati a cercare per sempre aiuto nei genitori. Una fabbrica di violenti senza la forza per esserlo. Un mondo di bambini tenuti lontani da ogni delusione o contrarietà, dalle privazioni anche minime, che dovranno affrontare un mondo, sempre da noi allestito, dove il lavoro non è più una garanzia e la pensione ancora meno. Come faranno? Quali strumenti abbiamo dato e stiamo dando alle generazioni dei tempi difficili? Gli stiamo insegnando a insultare i vecchi alle strisce pedonali e farsi insultare da un anziano nervoso che ha conosciuto altri tempi e non riesce a farsi i fatti suoi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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