Umberto Veronesi è stato un uomo che ha attraversato il secolo scorso arando fortemente il terreno su cui passava. Famiglia antifascista, padre perseguitato e socialista di vecchia data. Veronesi è stato prima cattolico poi agnostico, sposato con un’ebrea, sette figli, vegetariano, a favore della liberalizzazione delle droghe leggere, contrario alla pena di morte e all’ergastolo ostativo, grande uomo di scienza, uno dei fondatori dell’AIRC, l’associazione contro il cancro, ma soprattutto inventore della chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari. Nel 1981 (e pochi conoscono questo aneddoto) fu minacciato di morte dalle brigate rosse perchè aveva dichiarato di essere contrario allo sciopero dei medici. Reputava lo sciopero uno strumento legittimo ma non poteva essere utilizzato da un medico che lavorava in ospedale. Uomo d’altri tempi, fermo, risoluto, probabilmente consapevole della sua grandezza ha inseguito da sempre il senso etico della vita, ha combattuto la vivisezione e si è dichiarato un vegetariano convinto. Scompare, dunque, un vecchio modo di concepire la vita, un vecchio modo di attraversare la strada delle opportunità. Parlando della madre, nel libro “dell’amore e del dolore delle donne” ha scritto:« Mia madre mi ha fatto da padre, da sorella maggiore, da compagna di viaggio, perché io ho perso mio padre a 6 anni… un bambino ha bisogno di una guida e mia madre è stata la grande guida, una donna profondamente religiosa… mi ha insegnato due cose importanti: una è la tolleranza… e l’altra è ricercare le cause degli eventi; se una persona ti è ostile, non limitarti a respingerla o a trattarla male: se ti è ostile, una ragione c’è e tu devi individuarla.» Umberto Veronesi è morto, oggi, all’età di 91 anni. Ha camminato molto lievemente nelle strade della vita e ha mantenuto sempre un profilo aristocratico sul senso delle cose. Ci ha insegnato che lottare ha sempre un senso, perché sconfiggere il cancro è un inno alla vita. Grazie Dr. Veronesi per essere passato da queste parti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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