Gli anni ’70 sono stati, per l’atletica leggera, nello stesso tempo i più belli e i più brutti. L’atletica leggera era, per molti giovani di allora, popolata di personaggi mitici, al pari dei calciatori. Era un mondo dove correre poteva essere l’anticamera per la gloria o, comunque, una attività che regalava emozioni, esperienze, amicizie, viaggi. Sono stati tempi difficili, tuttavia, gli anni ’70, sia per un ingresso fastidioso della politica nello sport, sia per l’uso massiccio del doping statale da parte, in particolare, dei paesi dell’Est. L’etiope Miruts Yifter è stato un mito per chi amava l’atletica di quegli anni. Si rivelò nel 1977 nella Coppa del Mondo di atletica, una competizione un po’ cervellotica poi infatti abolita. Yifter vinse 5000 e 10000 sia nella Coppa del ’77 che in quella del ’79. Era già un “vecchietto”, per lo sport, considerando che, nella migliore delle ipotesi (la sua data di nascita non è mai stata accertata), era nato nel ’44. Ma nel ’72, alle olimpiadi di Monaco, si vide la strada sbarrata dal leggendario finlandese Lasse Viren, che doppiò la distanza classica del mezzofondo anche a Montreal, nel ’76. Solo dopo qualche anno si capì la stranezza di corridori finlandesi campioni solo nei giorni delle olimpiadi. Il famoso latte di renna, infatti, non era altro che l’antesignano dell’emotrasfusione, trucco che poi fu utilizzato anche dagli altri atleti e infine dichiarato illegale. Nel ’76 i paesi africani boicottarono i giochi, e Yifter non potè partecipare. Così giunse alle olimpiadi di Mosca nel 1980 in tarda età, chi dice che avesse 36 anni, chi sostiene che fosse ancora più vecchio, come il suo volto segnato dalle calvizie e dalle rughe sembrava dimostrare. Eppure vinse, anzi stravinse sia 10mila che 5mila, alla faccia dell’emotrasfusione degli altri. Lui poteva, perché era un mito. E il suo mito consisteva in una condotta di gara unica: Atleta piccolo di statura, aveva il dono del cambio di ritmo improvviso, perentorio, ai 300 metri o 400 metri dalla fine, che lasciava tutti sul posto. Era entusiasmante vederlo partire. Quando si preparava a partire, si scostava leggermente di lato, nella pista, e iniziava a risalire il gruppetto dei primi. Si capiva che stava per succedere. Come un tappo di spumante, scattava, e non ce n’era per nessuno. Il mito di Miruts Yifter si alimentava di quella attesa, di quegli attimi in cui si percepiva che stava per succedere: ora parte, ora parte, ora scatta. E scattava. E se ne andava. Poi dopo di lui sono arrivati i corridori africani degli altopiani. Ce n’erano già stati altri, nel passato, di grandi campioni keniani ed etiopi. Ma dopo il mito di Yifter, in quei paesi, nacquero delle scuole di atletica che portarono alla ribalta grandissimi, immensi campioni, come Gebrselassie e Bekele. Grandissimi, immensi campioni, capaci di grandi imprese sportive. Ma nessuno, ancora oggi, a distanza di tanti anni, capace di emozionare come lui, come Yifter. Ora parte, ora parte, ora scatta. E’ morto ieri, il il 22 dicembre del 2016, a soli 72 anni, o almeno così si legge all’anagrafe. Chissà.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design