L’abuso edilizio può essere cancellato. Non con l’abbattimento delle opere illegittime, ma con un sostanzioso assegno da versare nelle casse del Comune. Non una sanatoria per una finestra aperta senza permesso in una casa popolare, ma un accordo per superare la causa civile scaturita dal sequestro di un’area di 2200 metri quadri con vista sul golfo del Pevero e su Porto Cervo. Basterebbe questo accordo per superare, in un sol colpo, un sequestro della Procura della Repubblica di Tempio e un’ordinanza di demolizione emessa dalla stesso Comune di Arzachena, che ora lo stesso ente sembra pronto a rimangiarsi.
Così sembrano andare le cose in Costa Smeralda, esattamente nella villa Armony formalmente intestata alla società Gestione alberghiera sarda ma di fatto appartenente ad Edoarda Vesel, titolare della Vitrociset e vedova del manager Camillo Crociani. Il 7 maggio del 2014, una parte della villa venne sequestrata dal procuratore Domenico Fiordalisi in persona per una serie di opere abusive costruite su aree standard del Comune, confinanti con la proprietà della residenza. Due mesi dopo, il Comune di Arzachena riconobbe l’esistenza di questi abusi, disseminati su una vasta superficie di una proprietà molto estesa, emettendo di conseguenza un’ordinanza di demolizione. Da notare che al Comune, poco prima del sequestro, era giunta dai titolari della villa la significativa richiesta di poter acquistare quelle aree standard.
La proprietà si oppose all’ordinanza con un ricorso in sede civile, presentato dall’avvocato (già consigliere comunale di Arzachena) Giancomita Ragnedda. Prima che la causa potesse entrare nel vivo, il legale notificò al Comune di Arzachena la richiesta di usucapione dei terreni dove erano state costruite illegittimamente le opere. In sostanza, secondo l’avvocato, non avendo mai il Comune contestato questi abusi alla società titolare, questa aveva diritto ad entrare legittimamente in possesso delle aree standard occupate. Il principio sarebbe questo: se l’abuso edilizio su uno standard comunale passa inosservato, quello standard diventa di proprietà dei chi ha commesso l’abuso.
Silenzio per oltre un anno. Poi, lo scorso 6 aprile, la dirigente degli Affari generali redige una determinazione nella quale si ipotizza una proposta di transazione tra il Comune e la Gestione alberghiera sarda, determinazione finita nell’Albo pretorio comunale solo il 13 giugno.
Cosa dice, la proposta? Il privato si impegna a cedere al Comune un’altra area della stessa ampiezza, limitrofa a quella contesa e con la stessa classificazione urbanistica, sulla quale realizzare una specie di parco per la comunità, cui aggiungere un versamento di 150 mila euro in denaro o in realizzazione di opere pubbliche per l’equivalente valore.
L’avvocato del Comune, Silvana Congiu, dà il benestare all’accordo, formalizzato nella determinazione 824 del 6 aprile non prima di aver innalzato a 300 mila euro il valore della opere pubbliche che la Gestione alberghiera sarda dovrebbe realizzare. Siamo sicuri che 2200 metri quadri al Pevero Golf Club valgano solo 300 mila euro? E anche se fosse, è corretto cancellare un’ordinanza di demolizione con un accordo economico? E se questa proposta venisse accolta, tutte le aree comunali occupate abusivamente passerebbero agli autori degli abusi, purché sufficientemente ricchi da poter pagare una adeguata contropartita?
Domande cui dovrà rispondere il Consiglio comunale di Arzachena, presto chiamato a votare la proposta di deliberazione. Secondo le leggi della Repubblica italiana.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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